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Blog Itinerari Latomistici

Quando l’unione Fraterna aiuta a combattere i dogmi nel nome del Libero Pensiero- A cura del Fratello Surya

Il 9 giugno 1889 in Campo dè Fiori li dov’è il rogo arse fu eretta una statua in onore del grande filosofo, pensatore e grande Iniziato Giordano Bruno.

Chiunque di noi Fratelli che abbia visitato Roma, o che dimori nell’Urbe, non ha potuto evitare di trovarsi in Campo dè Fiori e cercare di intravedere il volto della Statua, ma forse non tutti sanno che quel monumento rappresenta il frutto di una lotta dei Fratelli Massoni portata avanti fin dagli albori del Risorgimento terminata nel giorno di Pentecoste del giugno 1889.

In questa sede si cercherà di ricostruire sinteticamente i passaggi storici che hanno portato ai fatti del 9 giugno ma con una chiave di lettura molto chiara: quella per cui Giordano Bruno rappresenta un simbolo della lotta per la Verità e per l’affermazione del Libero Pensiero che i Fratelli Massoni mai devono dimenticare se vogliono veramente “edificare Templi alla Virtù e scavare profonde ed oscure prigioni al vizio”

Lo stesso Giordano Bruno era persuaso del fatto che: “la Verità è un valore in se e che per essa occorre battersi al di là di ogni di qualsiasi principio e di ricompensa”. [i]

Ma quali sono i motivi per cui proprio Giordano Bruno è divenuto una icona della Massoneria e non un qualsiasi altro filosofo, religioso o studioso di quel tempo? Molteplici possono essere le risposte a tale quesito: secondo l’opinione fraterna di chi scrive l’interesse per il pensiero “bruniano”  è racchiuso nella sua proverbiale erudizione, capacità di memoria e nella infinita sete di Sapere, ma soprattutto nella sua profonda essenza filosofica e per gli influssi significativi che egli esercitò su quella generazione di intellettuali europei che a cavallo fra la metà del Seicento e gli inizi del Settecento si attivarono per creare le basi per la nascita della moderna Massoneria speculativa su ciò che restava della vecchia Libera Muratoria operativa di epoca medievale.

Andando ad esplicitare più nel dettaglio le fondamenta culturali e filosofiche di Giordano Bruno occorre capire bene la zona di provenienza e di formazione del “giovane” studioso nolano, ovvero Napoli.

A quel tempo la città Partenopea era un crogiolo di culture diverse, convivevano saperi Ermetici ed esoterici provenienti da lontano, basti pensare alle scuole pitagoriche del quartiere Forcella, agli alessandrini di piazza del Nilo, Riti Mithraici, cultura cabalistica grazie alla fiorente colonia ebraica ed al templarismo.[ii] E’ a Napoli che si fonda la prima “Accademia”, alla quale ne susseguirono molte altre,  luoghi dove gli intellettuali si riunivano in cerchie ristrette per discutere di alchimia, cabala, filosofia, matematica, ed ermetismo; fra le più importanti ricordiamo l’Accademia di Cicerone, l’Accademia degli Incogniti, l’Accademia dei Secreti, [iii] ma è nell’Accademia dei Giordaniti dove si forma Giordano Bruno entrando in contatto con  antichi Saperi che più in là avrebbero dato vita nel 1614 ai Rosacroce d’oltralpe. Esiste infatti un collegamento tra i Rosacroce e la città Partenopea, che trova riscontro in un manoscritto proveniente dalla biblioteca del convento di San Domenico Maggiore di Napoli (conservato alla Biblioteca Nazionale) che porta la firma di Andreas Segura, del 1678, dove si fa cenno all’esistenza dell’Aurea Rosacroce sin dal 1542-1543.[iv] Questo manoscritto detto “statuti napoletani” è ad oggi uno tra i più antichi manoscritti cui si fa riferimento a questa Confraternita. Pare infatti che dagli Statuti dei Fratelli Professi dell’aurea Croce fosse divisa in Ordo major, la Confraternita Italiana e Ordo minor la Rosacroce tedesca che è nota ai più. [v]

Alla luce di questi elementi e di questi collegamenti con le Confraternite Rosa-Croce credo che si possa affermare con certezza che la primaria capacità di influenza del filosofo “Nolano”, abbia una natura di ordine europeo!

Procedendo temporalmente arriviamo nel XIX secolo e più precisamente nel 1849 quando una prima statua in sua memoria fu eretta durante il breve intervallo della Repubblica Romana  di  Giuseppe Mazzini,   Aurelio Saffi e Carlo Armellini, distrutta poi per volontà di Pio IX durante la restaurazione del papato. [vi]

Per oltre un trentennio non se ne parlò più, anche perché il Papa impose la legge marziale e la sinistra figura del boia Mastro Titta fu reso celebre dalle sue gesta. [vii]

Tappa altrettanto importante fu quella del 07 gennaio 1865 quando nel cortile dell’Università di Napoli gli studenti diedero fuoco all’enciclica di papa Pio IX il “Sillabo” che condannava panteismo, naturalismo e razionalismo nonché le istanze rivoluzionarie di qualsiasi matrice, persino quelle del cattolicesimo liberale.[viii] Nell’Università Partenopea i fermenti risorgimentali si scagliano così contro il capo della Chiesa. Il falò dell’enciclica avviene ai piedi della statua di Giordano Bruno, inaugurata nell’atrio universitario cinque giorni prima insieme a quelle di Vico, Piero della Vigna e Tommaso D’Aquino tutti pensatori del Mezzogiorno.

Giuseppe de Blasiis, professore di storia moderna aveva proferito parole inequivocabile: «Compiranno questi giovani baldanzosi il riscatto delle terre che lo straniero possiede. Ed allora l’Italia sarà veramente quale la salutava l’infelice Bruno: “maestra nutrice e madre di tutte le virtudi, discipline, umanitadi”[ix]

Arriviamo al 1876 con l’avvento della Sinistra storica al governo; quando alcuni studenti universitari guidati dai Fratelli liberal-radicali il Marchese Adriano Colocci di Jesi [x] ed il noto giornalista Alfredo Comandini[xi] promossero un Comitato allo scopo di edificare un monumento a Giordano Bruno. L’idea che il monumento dovesse sorgere in Campo de’ Fiori, nel luogo del rogo del filosofo, fu dell’insigne Fratello Armand Lévy 33°.[xii]

Nel 1885 fu costituito il comitato per la costruzione del monumento a Giordano Bruno, cui aderirono le maggiori personalità dell’epoca fra i quali molti Fratelli Massoni: Victor Hugo, Michail Bakunin, Giosuè Carducci, George Ibsen, Giovanni Bovio[xiii] Herbert Spencer, Ernst Renan, Cesare Lombroso, Francesco Crispi, Adriano Lemmi e altri.

Bozzetto Statua eseguito da Ettore Ferrari

Fra i finanziatori del progetto vi furono uomini illustri prevalentemente massoni, fra i quali va ricordato il Gran Maestro Giuseppe Garibaldi[xiv], oltre a fondi pubblici che pervennero dal comune di Roma[xv]  Gli studenti universitari romani, tra i maggiori animatori del comitato, fecero numerose manifestazioni per erigere il monumento, spesso con scontri, arresti e feriti. Il Comune, ai cui vertici, nonostante il “non expedit”, andavano affermandosi amministratori clerico-moderati, i quali senza opporsi apertamente al progetto, cercavano di ostacolarlo tramite strategie di ostruzionismo burocratico. A questo punto si rese necessario l’intervento diretto del Primo Ministro Francesco Crispi il quale rimosse dall’incarico il facente funzioni sindaco di Roma il Duca Leopoldo Torlonia di Poli, “reo” del suo atteggiamento troppo filoclericale nei confronti di papa Leone XIII.[xvi]

A seguito delle elezioni amministrative del giugno 1888 entrarono nella rappresentanza municipale esponenti massoni ed anticlericali, tra cui Ettore Ferrari, lo scultore massone artefice della statua.

Inaugurazione 9 giugno 1889

Finalmente il 9 giungo 1889, giorno di Pentecoste, venne inaugurato a Campo de’ Fiori, con la partecipazione di un’immensa folla festante, il monumento del Fratello Ettore Ferrari, lo scultore che nel 1904 sarà eletto Gran Maestro della Massoneria. Le cronache del tempo ci tramandano che la festa per l’inaugurazione fu inattesa ed incredibile, per la moltitudine di convenuti è «difficile ricordare qualcosa di analogo». Giunsero nell’Urbe fra le 50 e 80 mila persone giunte non solo da tutta Italia ma da altre numerose parti d’Europa per vedere il monumento di Giordano Bruno finalmente eretto. Il lungo corteo celebrativo partì da stazione Termini, si snodò lungo corso e si concluse in Campo dei Fiori, svolgendosi in un contesto teso in una Roma completamente militarizzata per paura di disordini di piazza, poiché i convenuti recavano fra le proprie fila oltre che numerosissimi Fratelli Massoni, anarchici, socialisti, radicali, anticlericali. Si contarono circa 1970 bandiere, 34 concerti e 2000 associazioni.[xvii]

Alla base del monumento si legge un’iscrizione del filosofo e Fratello Giovanni Bovio[xviii] oratore ufficiale della cerimonia di inaugurazione: “A Bruno, il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse“.

Pubblicità Edizioni Perino Messaggero 10 giugno 1889

Scriveva il «Messaggero»:

Lo spettacolo è superiore a qualsiasi speranza, a qualsiasi aspettativa, a qualsiasi immaginazione, è addirittura sublime. Sono tre minuti di entusiasmo, di frenesia in cui si compendiano tre secoli di lotte, di speranze, di martirii, , di apostolati, di ribellioni. In quel grido potente si compendia il grido della coscienza umana che ha ottenuta la sua rivendicazione. Abbiamo veduti antichi, onorandi patrioti piangere di commozione, cittadini abbracciarsi in un entusiasmo fraterno.

 

A noi piace immaginare che ci sia un elemento comune a tutta questa serie di accadimenti storici, che li guida, una fonte di energia pura che nel Tempo ha mosso le coscienze di tutti i Fratelli che attivamente hanno partecipato a questa conquista di civiltà e progresso, la stessa che ogni giorno permette a noi Liberi Muratori di ” lavorare al bene e al Progresso della Patria e dell’Umanità”.

 

 

 

 

[i] Citazione Prof. Michele Ciliberto – https://www.youtube.com/watch?v=ozIZCzppNIs

[ii] “Rito Egizio Tradizionale Storia Riti e Miti” a Cura del Sovrano Gran Hyerophante Generale e Gran Maestro Fratello Logos,  – Napoli 7 Luglio 2017-Ed.-Riservata ISBN 9788894296433

[iii] http://www.treccani.it/enciclopedia/della-porta-giovan-battista_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia

[iv] Pag 16 e 123 L’alchimia della confraternita dell’aurea rosacroce – Boella e Galli – Ed. Mediteranee

[v] Pag 14 L’alchimia della confraternita dell’aurea rosacroce – Boella e Galli – Ed. Mediteranee

[vi] lsdmagazine.com. URL consultato il nel maggio 2020

[vii] Enrico Riparelli, Eresie cristiane antiche e moderne, Giunti, 2006, pag.93, ISBN 978-88-09-03652-9

[viii] Sillabo: Documento pontificio pubblicato da Pio IX nel 1864 insieme all’enciclica Quanta cura. Si elencano e si   condannano 80 proposizioni che maggiormente rappresentano i più pericolosi «errori» del tempo.

[ix] Massimo Bucciantini – Campo dei Fiori Storia di un monumento maledetto – Ed. Einaudi

[x] Adriano Colocci, poliedrico scrittore e uomo politico italiano (Jesi 1855 – Roma 1941), discendente per parte di madre di Amerigo Vespucci. Iniziato alla massoneria il 6 giugno 1876 nella Loggia Tito Vezio all’Oriente di Roma.

[xi] Alfredo Comandini, nato a Faenza nel 1853 fu giornalista e politico italiano, direttore politico del «Corriere della Sera. Iniziato il 18 dicembre 1883  nella Loggia La Ragione di Milano e il 12 gennaio 1884 diviene Maestro Massone – Vittorio Gnocchini, L’Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, 2005, p. 79.

[xii] Conosciuto negli ambienti dell’Alta Massoneria con lo Jeronimo di Nathaniel Kelup-Abiachaz, membro eminente dela  Bnai-Berith Adriano  Lemmi Capo Supremo dei Liberi Muratori – 5 giugno 2016 di Domenico Margiotta pag. 179 Editore: Lulu.com 5 giugno 2016 ISBN-13: 978-1326479145).

[xiii] Membro eminente della Massoneria raggiunse il 33º ed ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato così come lo furono i suoi avi (suo padre Nicola, suo zio Scipione e suo nonno Francesco Bovio). Iniziato nella Loggia Caprera di Trani nel 1863, il 17 giugno del 1865 Giovanni Bovio ne divenne oratore -Ferdinando Cordova, Massoneria e Politica in Italia, 1892-1908, Carte Scoperte, Milano, 2011, p. 42.

[xiv] La notizia fu resa pubblica  la sera dell’inaugurazione della statua, durante il rinfresco finale riservato alle autorità che ebbe luogo al Palazzo delle Esposizioni, ove ad un punto solenne il Fratello Adriano Colocci, fondatore del primo comitato, prese la parola ed estraendo dalla tasca una lettera datata 20 giugno 1876, spedita a Roma da Caprera, e lesse: « Possa il monumento da voi eretto al gran pensatore e martire essere il colpo di grazia alla baracca di cotesti pagliacci che villeggiano sulla sponda destra del Tevere. Vi mando lire 5 pel monumento, e sono per la vita, vostro… Giuseppe Garibaldi »  Massimo Bucciantini Campo dei Fiori. Storia di una statua maledetta ed.Einaudi)

[xv] 1º giugno 1877 il sindaco Pietro Venturi decise di dedicare 200 lire alla costruzione del monumento- ^ Atti del consiglio comunale di Roma, Tipografia L. Cecchi, 1888. URL consultato il 31 maggio 2020)

[xvi] Papa Leone XIII nato Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci; Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903.

[xvii]Massimo Bucciantini Campo dei Fiori. Storia di una statua maledetta ed.Einaudi.

[xviii]Ferdinando Cordova, Massoneria e Politica in Italia, 1892-1908, Carte Scoperte, Milano, 2011, p. 42 e seguenti

Gran Maestro

Il Ser.·.mo Fr.·. Domenico Vittorio Ripa Montesano.·. è nato in un'antica Famiglia con ininterrotti Tramandi Iniziatici e Massonici, giunti alla quarta generazione. Iniziato all’Arte Reale in giovanissima età, ha ricoperto ruoli apicali nell’Istituzione rivestendo prestigiosi crescenti incarichi, che lo hanno portato oltre un decennio fa a giungere al Grande Magistero. Attivo in numerosi Cenacoli Iniziatici Nazionali ed Internazionali, con l’unanime supporto dei Fratelli, Governa dalla sua Fondazione la Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. Scrittore, Saggista e relatore in numerosi convegni nazionali, è autore di molteplici pubblicazioni e studi esegetici sui Rituali della Massoneria degli A.·.L.·.A.·.M.·. . Cura la Collana "Quaderni di Loggia" per la Casa Editrice Gran Loggia Phoenix® da lui Diretta.

Facta non Verba

"FACTA NON VERBA" è la Divisa* della Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. ed esprime sintetizzandolo un aspetto fondamentale della Nostra Filosofia di Vita, che diviene un abito mentale da riverberare positivamente anche una volta usciti fuori dalle Colonne.


* E’ il Motto tracciato su un cartiglio. Nel Nostro Stemma Araldico in lettere Azzurre su nastro d’Oro, incorniciato e sorretto da due rami di Acacia. Esprime in maniera allegorica pensieri o sentenze, definite anche imprese araldiche. Nella Tradizione dell’aspilogia sono costituite di corpo (figura) e anima (parole).