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Blog Itinerari Latomistici

Maruggio e i Templari in Salento

Nella Puglia meridionale il numero degli stanziamenti templari e, in genere, degli ordini religioso-cavallereschi, non fu estremamente cospicuo . L’insediamento principale fu Brindisi[1], importante porto di imbarco verso la Terra Santa che aveva una posizione strategica ed il ruolo di base della marineria militare. In misura minore il medesimo discorso vale per Otranto.[2] La limitata presenza è dovuta a diversi fattori, tra cui spicca la mancanza di donazioni a favore dell’Ordine (nel Salento vi era l’importante abbazia benedettina di S. Nicola di Casole che raccoglieva i lasciti della zona salentina), anche la natura del territorio ha limitato il loro sviluppo infatti , il carattere paludoso delle aree costiere ed il numero esiguo di masserie. Il recente studio del Fiori[3] ha individuato nella masseria di S. Sidero, tra Maglie e Melpignano, il tenimento di S. Isidoro appartenuto ai Templari.

Oltre ai due porti di Brindisi e Otranto, i Templari pare ebbero una propria domus a Lecce[4], con possedimenti in tutto il Salento, tra cui a Manduria[5] come ricordato in un documento, datato 19 maggio 1309, nel quale è riportato che, il giudice Pietro Porcario di Aversa, al quale erano stati affidati i possedimenti templari in Terra d’Otranto, nominava dei procuratori affinché redigessero l’inventario delle proprietà dell’Ordine a Casalnuovo, nome con il quale era nota nel Medioevo Manduria.

Nel tarantino vi è un paese fondato molto probabilmente dai Cavalieri Templari: si tratta di Maruggio[6] che, assieme ad Alberona in Capitanata, sarebbe stato un centro di fondazione templare accertato in Puglia.

L’unico riferimento alla presenza di un insediamento templare a Maruggio ci è fornito da un atto datato 9 ottobre 1320[7] che faceva parte dei registri della Cancelleria Angioina, andata interamente distrutta e giunto a noi in una trascrizione del secolo XIX ad opera della storico napoletano Camillo Minieri Riccio[8]. In tale documento è riportato: Casale Marigii, fuit quondam Templariorum ossia che il che il casale di Maruggio un tempo fu proprietà dei Cavalieri del Tempio. Di altre notizie non disponiamo. La studiosa Bianca Capone si è occupata ampiamente di Maruggio[9] e ne fa una ricostruzione storica molto dettagliata. Nei registri di Carlo I d’Angiò viene riportato infatti che la famiglia De Marresio era feudataria di Maruggio[10], ove si trovava un commenda gerosolimitana, senza ulteriore specificazione. La denominazione gerosolimitano, trattando di ordini monastico-cavallereschi, viene di solito attribuita ai Giovanniti. La Capone sostiene che nel caso di Maruggio si sia fatta confusione fra Giovanniti e Templari, anch’essi di fatto gerosolimitani, poiché il loro ordine venne fondato a Gerusalemme (Ordine del Tempio di Gerusalemme).

I De Marresio ottennero il feudo di Mareggio in epoca normanna, probabilmente dopo il 1130, quando Ruggero II unificò il ducato di Puglia e di Calabria dando vita al Regno di Sicilia. Era questo il periodo di ascesa dell’Ordine del Tempio e, secondo la Capone, i De Marresio consentirono ai Templari di fondare una mansione nel proprio feudo, o, addirittura, concedettero loro in affitto il casale con l’annesso castello. Tra le attività svolte dai cavalieri a Maruggio sono da ricordare i lavori di bonifica e di prosciugamento dei terreni paludosi che circondavano la zona, nonché l’estrazione del sale dalle acque degli stagni costieri. Nel marzo 1308 anche i Templari di Maruggio, condividendo la medesima sorte persecutoria che toccò all’ordine, furono arrestati.

Approfittando di ciò Giovanna Caballaro[10bis], si sarebbe impossessata della mansione Templari e dei loro beni o quanto meno li ebbe in custodia dal giudice Pietro Porcario di Aversa, responsabile dei beni templari in Terra d’Otranto. Nel maggio 1312 papa Clemente V decretò l’assegnazione dei beni dei Templari ai Giovanniti e probabilmente la Caballaro si rifiutò di consegnare il feudo ai nuovi legittimi proprietari: la consegna avvenne solo nel 1317, forse dietro intimidazione di Roberto d’Angiò, ed in cambio dell’ingresso nell’Ordine Giovannita del figlio di Giovanna Caballaro, Nicola de Pandis. Anche il D’Ayala Valva, rifacendosi a Michele Gattini, riporta che «La tradizione, riportata da molti autori, vuole che Giovanna Caballaro, rimasta vedova del de Pandis, donasse nel 1317 il feudo di Maruggio all’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, in occasione dell’ingresso, nell’Ordine del proprio figlio Nicola»[11]. Tuttavia il Gattini non riporta alcun documento che lasci suffragare tale notizia e asserisce che la domus di Maruggio fu accorpata nel 1315 a quella di Brindisi e «portata in dote all’Ospedale da Nicola de Pandis, figlio di un Caballaro di Brindisi»[12]

Il casale di Maruggio fu molto probabilmente fondato da Templari, sebbene di quel periodo non si dispongono di notizie e documenti. Con l’assegnazione dei beni templari ai Giovanniti anche Maruggio fu attribuito a questi ultimi che ne fecero un loro possedimento tra il 1315 e il 1317.

Una prova che il casale fosse  in toto sotto la giurisdizione di questi cavalieri trova conferma negli Statuti  compilati nel 1473; da essi si apprende che Maruggio dipendeva dalla commenda di Brindisi e tale è l’incipit:

«Capitoli e Ordinazioni fatti e conclusi e ordinati inter lo Spettabile Homorusso de Mutiis de Florenza Generale Procuraore e Gubernatore del Magnifico e Religioso MiliteGyerosolomitano Francesco Carducij de Florenza Commendatore Commendae Brundusij e Signore di Maruggio exuna. E Vitale Duro Sindico et Sindicario nomine exparte Universitatis Terrae Marrulij…»[13]

Nel corso del Quattrocento la commenda brindisina perse gradualmente di importanza probabilmente a causa della decadenza del porto dopo il cambiamento delle rotte marinare, in seguito alla caduta di Rodi[14], e quella di Maruggio aumentò il suo prestigio diventando dopo nel 1500 camera Magistrale[15]. «Di questo tipo di istituzione ne esisteva almeno uno per ogni priorato ed il Gran Maestro poteva tenerle per sé o darle in locazione ad un cavaliere riservandosi una pensione: le responsiones venivano direttamente inviate al Gran Maestro»[16]. I Giovanniti, divenuti prima cavalieri di Rodi (1309) e poi di Malta (1530), ebbero una Commenda a Maruggio sino al 1819.

In merito all’ubicazione dell’insediamento templare, secondo Bianca Capone,  ci sono due ipotesi: in un edificio nei pressi del luogo in cui, tra la fine del XIV e il XV secolo, i Giovanniti edificarono il proprio castello[17], oppure, tenendo conto che le domus dei Templari sorgevano lontano dai centri abitati, si può ipotizzare che fosse ubicata presso la Madonna del Verde, cappella del cimitero, e possesso dei Cavalieri di Malta.

La chiesa anticamente era intitolata a Santa Maria del Tempio (in epoca giovannita era nota come San Giovanni Battista), come si può anche evincere da una lapide del 1585, quando la chiesa venne ricostruita, per volontà di Paolo Affaitati (e della comunità di Maruggio), che in quell’anno teneva la locale Commenda: « Templum D. Marie Virg. Dicatum temporum vetustate collapsum providenta ill. militis Hieroly. Fr. Pauli Affaitati et munificentia municipium marugiensium a fundamentis restitutum salutis anno MDXXXV», ove, secondo la Capone, D. starebbe per Domini e l’espressione Templum Domini sarebbe un riferimento ai Templari. La chiesa subì due restauri alla fine del Ottocento e nel Novecento. Probabilmente, durante la prima e più radicale ristrutturazione, fu cambiato l’originale orientamento della chiesa: la facciata non è più rivolta ad ovest, ma a mezzogiorno, laddove si trova la strada. Non è da escludere che entrambi gli edifici fossero dei Templari e come riscontrato a Vulci, nella Maremma laziale, il precettore e i cavalieri presidiavano il castello, mentre dei sergenti erano insediati presso la Chiesa della Madonna del Verde.

 

Bibliografia:

B. Capone,  Ricerche sul nome e sulle origini di Maruggio, sede di mansione templare in Atti del II Convegno di Ricerche Templari – Maruggio (Ta), 8-9 settembre 1984,  Torino 1984, pagg. 10-21.
B. Capone, L. Imperio, E. Valentini, Guida all’Italia dei Templari. Gli insediamenti templari in Italia, Roma 1989, pagg. 255-258.
F. d’Ayala Valva, La Commenda Magistrale di Maruggio, in “Studi Melitensi”, I, (1993), pagg. 53-88.
N. De Marco, Cenni storici su Maruggio : in provincia di Lecce, già magistrale commenda gerosolimitana, Manduria 1985.
E. Filomena, Maruggio antica: aspetti editi ed inediti di storia feudale e commendale, araldica e diplomatica, personaggi e costumi tra le pieghe della vita locale d’altri tempi, Martina Franca 1997.
A. Pellettieri, Le città dei Cavalieri in Puglia, in La Puglia dei Cavalieri. Il territorio pugliese nelle fonti cartografiche del Sovrano Militare Ordine di Malta a cura di A. Pellettieri ed E. Ricciardi, Viterbo 2009, pagg. 67-74.V. Ricci, I Templari nella Puglia medievale, Bari 2009.

 

[1] V. Ricci, I Templari nella Puglia medievale, Bari 2009, pagg. 91-95.
[2] Ivi, pag. 99..
[3] S. Fiori, Il tenimento di Sant’Isidoro d’Otranto della casa templare di Lecce in Atti del XXVII  Convegno  di Ricerche  Templari, Cividate Camuno, 12-13 settembre 2009, in corso di pubblicazione.
[4] V. Ricci, op. cit., pag. 95.
[5] Ivi, pag . 96.
[6] A. Pellettieri, Le città dei Cavalieri in Puglia, in La Puglia dei Cavalieri. Il territorio pugliese nelle fonti cartografiche del Sovrano Militare Ordine di Malta a cura di A. Pellettieri ed E. Ricciardi, Viterbo 2009, pagg. 67-74.
[7] Si tratta di una Cedola di tassazione generale dei feudi di Terra d’Otranto, in cui compare l’elenco nominativo di tutti casali soggetti alla contribuzione fiscale nei confronti della Corona angioina.
[8] c. minieri riccio, Notizie storiche tratte da 62 registri angioini dell’Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1877, pag. 202.
[9] B. Capone,  Ricerche sul nome e sulle origini di Maruggio, sede di mansione templare in Atti del II Convegno di Ricerche Templari – Maruggio (Ta), 8-9 settembre 1984, Torino 1984,  pagg. 10-21.
[10] F. d’Ayala Valva, La Commenda Magistrale di Maruggio, in “Studi Melitensi”, I, (1993), pag. 53.
[10bis] Giovanna Caballaro, vedova di un de Pandis, e feudataria di Maruggio
[11] F. d’Ayala Valva, op. cit., pag. 54. Questo autore non prende in considerazione un precedente insediamento templare a Maruggio. Di diversa opinione gli autori di un saggio inerente la presenza dell’Ordine di Malta a Brindisi G. F. Maddalena Capoferro, A. M. Caputo, A. De Castro, L’Ordine di Malta a Brindisi, in “Studi Melitensi”, IV, (1996), pagg. 213-231. La Pellettieri, nel suo lavoro, condivide l’opinione di questi ultimi.
[12]M. Gattini, I priorati, i baliaggi e le commende del Sovrano Ordine Militare di S. Giovanni di Gerusalemme, Napoli 1928, pag .22.
[13] F. d’Ayala Valva, op. cit., pag. 84.
[14] A. Pellettieri, op. cit., pag.  72.
[15] F. d’Ayala Valva, op. cit., pag. 60.
[16] Ivi, pag. 73.
[17] Il castello, detto anche “Palazzo dei Commendatori” fu edificato a partire dal 1368 per volontà dei commendatori dell’ordine giovannita ed è fregiato dallo stemma con armi del gran maestro dell’epoca, fra Ugo Loubens de Verdal. Il castello comprendeva alcune stanza al piano nobile e frantoi e magazzini al piano terra, in testimonianza di una società rurale. Di interesse artistico sono la loggia con la gradinata e gli antichi resti della cappella della Visitazione.

Gran Maestro

Il Ser.·.mo Fr.·. Domenico Vittorio Ripa Montesano.·. è nato in un'antica Famiglia con ininterrotti Tramandi Iniziatici e Massonici, giunti alla quarta generazione. Iniziato all’Arte Reale in giovanissima età, ha ricoperto ruoli apicali nell’Istituzione rivestendo prestigiosi crescenti incarichi, che lo hanno portato oltre un decennio fa a giungere al Grande Magistero. Attivo in numerosi Cenacoli Iniziatici Nazionali ed Internazionali, con l’unanime supporto dei Fratelli, Governa dalla sua Fondazione la Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. Scrittore, Saggista e relatore in numerosi convegni nazionali, è autore di molteplici pubblicazioni e studi esegetici sui Rituali della Massoneria degli A.·.L.·.A.·.M.·. . Cura la Collana "Quaderni di Loggia" per la Casa Editrice Gran Loggia Phoenix® da lui Diretta.

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"FACTA NON VERBA" è la Divisa* della Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. ed esprime sintetizzandolo un aspetto fondamentale della Nostra Filosofia di Vita, che diviene un abito mentale da riverberare positivamente anche una volta usciti fuori dalle Colonne.


* E’ il Motto tracciato su un cartiglio. Nel Nostro Stemma Araldico in lettere Azzurre su nastro d’Oro, incorniciato e sorretto da due rami di Acacia. Esprime in maniera allegorica pensieri o sentenze, definite anche imprese araldiche. Nella Tradizione dell’aspilogia sono costituite di corpo (figura) e anima (parole).