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Blog Itinerari Latomistici

La Certosa di Bologna

Nato dalle strutture esistenti di un Convento Certosino edificato a partire dal 1334 e soppresso nel 1796, il cimitero della Certosa di Bologna venne fondato nel 1801.

Nella chiesa di San Girolamo spiccano alle pareti il grande ciclo di dipinti dedicati alla vita di Cristo, realizzato dai principali pittori bolognesi della metà del XVII secolo e nel Chiostro Terzo, principale interesse del Cimitero della Certosa, alle iniziali tombe dipinte, si sostituirono poi opere in stucco e scagliola e dalla metà dell’Ottocento in marmo e bronzo.

Il complesso nel corso dei secoli è il risultato di una articolata stratificazione di logge, chiostri ed edifici che vanno dal XV secolo ad oggi, che man mano assumono caratteri di progressiva ampiezza e monumentalità.

Il cimitero della Certosa ha iniziato la sua funzione all’inizio del 1800, quando spiritismo, esoterismo e soprattutto Massoneria erano molto in auge infatti qui possiamo trovare moltissime raffigurazioni e scritte ad essi correlate.

Le più antiche memorie della Certosa presentano un’assenza di emblemi cristiani, ed invece la massima esaltazione di una cultura laica e classica, con riferimenti archeologici, poiché il monumento veniva considerato messaggio di cultura e virtù individuale, rivolto alle future generazioni.

In Certosa è facile notare simbologie massoniche che ornano epigrafi e monumenti in modo esplicito o velato, secondo il coevo clima politico, più o meno favorevole alla Libera Muratoria.

Nell’universo simbolico della Certosa non mancano quindi aspetti esoterici, basti ricordare le presenza di sfingi, ma anche lucerne, caducei, e il più conosciuto simbolo dell’Eternità – l’Ouroboros – il serpente che divora la propria coda. La stessa storia del luogo, benché lontana dalla Tradizione Massonica, registra inoltre molti episodi di fantasmi o di storie fantastiche, di morti che si rivolgono ai vivi attraverso i monumenti ed i loro spiriti.

Nel Primo e Terzo chiostro particolarmente interessanti sono le tante tombe Massoniche ed Esoteriche, uniche al mondo, perlopiù dipinte sui muri.

I simboli riportati sono quelli classici delle simbologia egizia, sfingi e piramidi, fortemente legati al culto dei morti ed all’esoterismo e Colonne che richiamano il Tempio di Salomone descritto nell’Antico Testamento, simbolo della costruzione di un percorso di rettitudine  interiore e morale.

Sicuramente interessante risulta essere la tomba, unica in stile egizio, diGerolamo Legnani per l’impostazione architettonica e le scelte decorative che richiamano l’antica Ritualità Egizia proposta negli insegnamenti pervenuti dal Rito Egizio Tradizionale ed a seguire dal Cagliostro, con Simboli ricorrenti quali la Squadra, il Compasso, l’Archipendolo, il Maglietto e le due Colonne salomoniche.

Altre tombe interessanti sono quella di Pietro Persiani, in scultura di stucco a tutto tondo, e la sobria lapide incisa in marmo carrarese, del celebre architetto Filippo Antolini.

 

La presenza di tali tombe e richiami esoterici ci permette di capire quanto fosse importate la presenza massonica nel periodo neoclassico a Bologna, che nel XVIII secolo era un crocevia di tanti stranieri, spesso legati alla cultura illuministico-massonica, dedicati alla ricerca culturale nata dallo studio dei classici, dell’antiquaria e dall’amore per l’arte.

Nel 1753, Carlo Goldoni ideò la commedia a soggetto massonico “Le donne curiose”, immaginando che i personaggi agissero nella “dotta Bologna”, città in cui sapeva esistere presenze muratorie. Goldoni annoverava fra i suoi amici a Bologna l’Albergati e, a Venezia, mr. Smith, noto collezionista e protettore di artisti, anche bolognesi (si veda la serie delle Tombe allegoriche d’illustri personaggi inglesi).

In quel periodo esisteva, nella Bologna frequentata da un altro celebre veneziano, il conte Francesco Algarotti, una Fratellanza detta degli Audaci, che sembra avesse caratteri legati all’originaria tradizione Latomistica. Questo celebre e dotto Massone, amico degli Illuministi francesi e intimo di Federico II di Prussia, nei suoi soggiorni in città ebbe certamente contatti con Fratelli.

Più tardi, al volgere del Secolo dei Lumi, alcuni bolognesi, come il celebre erudito Ludovico Savioli e il marchese Luzio Spada Bonaccorsi, appartennero a Logge Massoniche italiane, mentre Alessandro Savioli Vorbelli ricoprì alte cariche negli Illuminati di Baviera, che furono oggetto di una pubblica denuncia.

È verosimile che prima dell’arrivo dei francesi, nel 1796, vi fosse in città qualche aggregato massonico. La Massoneria petroniana fu legata all’obbedienza francese, come può essere attestato dall’iniziazione del notaio bolognese Antonio Marchi, che per sua sfortuna venne sorpreso ad Imola, alla presenza di sette massoni francesi ed altri, invece, italiani. Altri bolognesi attivi furono il marchese Annibale Paleotti e il principe Astorre Hercolani.

Con l’avvento della Repubblica Cispadana e poi Cisalpina, è cosa certa che i democratici petroniani si riunissero in Officine massoniche, seguiti nascostamente dalla polizia, che riceveva o forniva rapporti (1802), e di questo dava notizia anche un articolo di Emilio Orioli sul Caffè degli Stelloni.

Nel 1798 sorse a Bologna l’importante Società dei Raggi, che si espanse nell’Italia settentrionale, con l’intento di liberare la patria da tutti gli stranieri. Assunse il motto “L’Italia farà da sé”. Dopo Marengo, nella nuova realtà politica, i Raggi si sciolsero e dalle ceneri ebbero origine i Guelfi, sempre con un programma di libertà e indipendenza nazionale. Pietro Persiani era invece iscritto nell’Amalia Augusta, all’Oriente di Brescia. Fu nel 1802 che il futuro Segretario di Stato del Regno d’Italia (1805) Antonio Aldini, già affiliato al Real Eugenio (Milano), fondò in Bologna l’associazione del cosiddetto Casino degli Amici e proprio dalla fusione di quest’ultima con gli ex affiliati ai Raggi, si formò una società segreta legata alla Carboneria, con Venerabile Maestro il conte Paolo Borelli e segretario Pellegrino Rossi, futuro ministro del governo pontificio. Concludendo queste informazioni utili per la lettura dei monumenti neoclassici, ricordiamo che la prima Loggia Regolare fu inaugurata in Bologna il 5 giugno 1807, nelle vicinanze di porta Galliera, con titolo associativo Gli amici dell’Onore all’Obbedienza del Grande Oriente d’Italia, sotto la Grande Maestranza milanese del viceré Eugenio Beauharnais.

COME ARRIVARE
Via della Certosa, 18 – 40133 Bologna (BO)
Tel: +39 051 6150811

Uscite tangenziale più vicine n. 1-2-3 direzione centro

ORARIO DI APERTURA
Estivo: (dal 1/3 al 2/11) dalle 7.00 alle 18.00
Invernale: (dal 3/11 al 28/02) dalle 8.00 alle 17.00

Gran Maestro

Il Ser.·.mo Fr.·. Domenico Vittorio Ripa Montesano.·. è nato in un'antica Famiglia con ininterrotti Tramandi Iniziatici e Massonici, giunti alla quarta generazione. Iniziato all’Arte Reale in giovanissima età, ha ricoperto ruoli apicali nell’Istituzione rivestendo prestigiosi crescenti incarichi, che lo hanno portato oltre un decennio fa a giungere al Grande Magistero. Attivo in numerosi Cenacoli Iniziatici Nazionali ed Internazionali, con l’unanime supporto dei Fratelli, Governa dalla sua Fondazione la Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. Scrittore, Saggista e relatore in numerosi convegni nazionali, è autore di molteplici pubblicazioni e studi esegetici sui Rituali della Massoneria degli A.·.L.·.A.·.M.·. . Cura la Collana "Quaderni di Loggia" per la Casa Editrice Gran Loggia Phoenix® da lui Diretta.

Facta non Verba

"FACTA NON VERBA" è la Divisa* della Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. ed esprime sintetizzandolo un aspetto fondamentale della Nostra Filosofia di Vita, che diviene un abito mentale da riverberare positivamente anche una volta usciti fuori dalle Colonne.


* E’ il Motto tracciato su un cartiglio. Nel Nostro Stemma Araldico in lettere Azzurre su nastro d’Oro, incorniciato e sorretto da due rami di Acacia. Esprime in maniera allegorica pensieri o sentenze, definite anche imprese araldiche. Nella Tradizione dell’aspilogia sono costituite di corpo (figura) e anima (parole).