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La Camera delle Meraviglie – Palermo

A  Palermo nel cuore del centro storico della città è celata all’interno di un interessante appartamento della via di Porta di Castro, nei pressi del mercato di Ballarò,  nell’area dell’antico letto del fiume Kemonia, una camera misteriosa, ribattezzata la Camera delle Meraviglie.

Nel 2003 i coniugi Giuseppe Cadili e Valeria Gianrusso affidarono il restauro di una stanza del loro appartamento a Franco Fazzio e durante i lavori venne casualmente alla luce parte di una insolita decorazione con affascinanti motivi arabi. Durante i lavori di restauro apparvero anche delle iscrizioni calligrafiche di colore oro ed argento su fondo di colore blu, celate sotto quattro strati di calce e vernici. Inoltre, il restauratore si accorse che anche le porte erano dipinte in blu.

Da un’indagine approfondita fatta con strumenti d’avanguardia a raggi X, fluorescenza X, è emerso che la stanza sarebbe stata decorata nella seconda metà dell’Ottocento[1].

La singolarità di questa camera suscitò un notevole interesse tra docenti universitari, studiosi, esperti d’arte ed islamisti di tutto il mondo. Inizialmente si pensò che avesse la funzione di un luogo di preghiera, forse una moschea, data la forma cubica ed il balcone orientato in direzione della Mecca, ma l’utilizzo di un pigmento non associato alla sacralità musulmana indusse a non individuarne un significato unicamente religioso, si ipotizzo infatti che si trattasse piuttosto di una “stanza alla turca” analoga a quella del Re Ferdinando di Borbone presso la Palazzina Cinese, secondo la moda europea dell’epoca di allestire ambienti dalle atmosfere orientali per allietare gli ospiti. Se da un lato l’espressione decorativa è compatibile con quella ottocentesca, la mancanza di maioliche a parete che caratterizzavano questo genere di stanze lasciava però aperte ulteriori ipotesi.

Per via della costosa pittura ad olio in cui la Camera è interamente realizzata, lo storico Gaetano Basile ipotizzò che l’appartamento fosse la dimora di un facoltoso commerciante di origine araba fra Settecento e Ottocento. Ma vista la costante ripetizione delle sue iscrizioni sule pareti si cominciò a pensare anche su suggerimento del critico d’arte Vittorio Sgarbi ad una camera adibita a luogo di meditazione[2]. La conferma arrivò grazie a tre ricercatori dell’Istituto di lingue orientali e asiatiche dell’Università di Bonn: Sarjoun Karam, arabista, poeta e docente di arabo; Chiara Riminucci-Heine, archeologa e iranista; e Sebastian Heine, iranista e specialista in lingue orientali. Dopo oltre un anno di studi, venne accertato che le iscrizioni non erano meramente decorative ma di difficile lettura e realizzate, con tutta probabilità, da un artigiano locale che trascrisse il testo da sinistra verso destra piuttosto che da destra verso sinistra, come avviene in lingua araba. Non fu tuttavia possibile escludere che tale modalità sia in realtà stata intenzionale.

Le iscrizioni più grandi evocano i tughra, i sigilli dei sultani ottomani, e sono presenti come invocazioni per tenere lontano dalla stanza eventuali forze negative. L’epigrafe ripetuta su tutte le pareti è invece attribuibile a una delle massime del profeta Maometto: «Sia lodato Dio, niente è simile a lui», e al suo interno ne nasconde un’altra in latino: “Recto lucet” (“Brilla di rettitudine”). Anche i dipinti delle lampade sul soffitto hanno un significato spirituale, perché, secondo i ricercatori, sarebbero la concettualizzazione della sūra della Luce nel Corano. Le cinque fiammelle che si alzano dal braciere, rimandano infatti al valore simbolico del numero: cinque come i pilastri dell’Islam; una simbologia che lascia ritenere che il committente fosse persona vicina all’arabista e massone Michele Amari[3].

A sostegno di quest’ultima possibilità v’è il fatto che l’edificio in cui è sita la “Camera delle Meraviglie” era di proprietà di Stefano Sammartino, duca di Montalbo[4], ministro delle finanze e capo della polizia borbonica, Fratello iniziato alla Massoneria. Parrebbe con valide tracce, che proprio il Sammartino potrebbe dunque essere stato il committente della Ermetica Stanza delle Meraviglie, molto probabilmente dedicata anche a Riti Esoterici e prevaletemene massonici[5]. Da notare, infatti, oltre la ricorrenza del numero cinque, anche la tipica ripetizione del numero sette: sette sono le righe sulle quali sono disposte le iscrizioni, sette le lampade dipinte su ogni lato della volta, e sette sono le aperture dell’ambiente, in una correlazione forte tra Sufismo e liturgie Massoniche[6].

Gli stessi ricercatori nel corso dei loro studi convennero che: “Si tratta di una “camera magica”, un esempio significativo nel mondo dell’Ermetismo islamico”.

«Quello che Dio Vuole accade. Quello che Dio non vuole non accade».

È questa la frase che si trova più volte ripetuta all’interno della “Camera delle Meraviglie”, quasi come un mantra. Una frase, tratta dalle massime attribuite al profeta Maometto, che ci porta ad una spiritualità molto elevata, quasi a voler invocare una sorta di riconciliazione con sé stessi e con il Mondo.  La scoperta potrebbe far pensare a qualcosa di veramente antico. Ricordiamo, infatti, che la Sicilia ha subito una consistente dominazione da parte degli Arabi, avvenuta tra il IX e l’XI Secolo d.C., i quali elessero Palermo come centro privilegiato dei propri interessi. Non a caso molte delle architetture presenti in città sono caratterizzate da uno stile perfettamente in linea con il mondo islamico. Eppure, dagli studi che sono stati fatti è emerso che le decorazioni presenti all’interno della “Camera delle Meraviglie” risalgono al XIX Secolo. Questo attesta una costante presenza di Ermetisti Arabi nel Regno di Napoli prima ed in quello delle due Sicilie a seguire, voluta fortemente da Federico II di Svevia[7]

Napoli e Palermo, rappresentarono due fulcri di questo trasferimento di Saperi prevalentemente Alchemici, che contribuirono a creare quelle importanti forme di Esoterismo, che nel corso dei secoli contribuirono alla Nascita della Massoneria Solare in Napoli che ne divenne l’atanor[8] e lo sviluppo fecondo nella Sicilia, come si diceva un tempo “al di là del Faro”.

 

I coniugi Cadili, sensibili all’arte ed alla cultura, hanno deciso di aprire la loro casa, previo appuntamento tramite la pagina Facebook “Camera delle Meraviglie”, con un biglietto di 5 euro, per contribuire ai necessari e ulteriori lavori di restauro della stanza.

 


[1] Giuseppe Salerno, radiologo dell’UNESCO, effettuò una TAC

[2] https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2014/06/04/ansa-arte-misteri-della-camera-delle-meraviglie-di-palermo_08760128-2990-424a-8f93-e7b9621400a7.html ‘I misteri della camera delle meraviglie” di Palermo’, su Ansa.it

[3] Aldo A. Mola, “Storia della Massoneria in Italia”, Bompiai/Giunti, firenze-Milano, 2018, p. 19.

[4] Ricordiamo che Don Stefano Sammartino, duca di Montalbo era imparentato con i Conti Federico nel cui Palazzo di via dei Biscottari, Giuseppe Garibaldi fu insignito del 33° Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato.

[5] http://palermo.gds.it/2014/11/01/la-camera-delle-meraviglie-a-palermo-la-scoperta-era-un-tempio-della-massoneria-araba_255472/ ‘La Camera delle Meraviglie: era un tempio della massoneria araba’, su Gds.it

[6] Nazzareno Venturi (a cura di) Federico II, il sufismo e la massoneria. Con un’ampia raccolta di saggi di Gabriele Mandel – Tipheret 1 gen 2013 di N. Venturi (a cura di)

[7] Norbert Kamp, Federico II di Svevia, in Enciclopedia Federiciana, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2005

[8] Cenno Storico degli Ordini Segreti nel Regno di Napoli – Manoscritto di E. Basile custodito presso l’Archivio di Stato di Napoli – fondo Ministero di Polizia – Parte I a. 1804-43 Fascicolo 4603

 

 

 

 

Gran Maestro

Il Ser.·.mo Fr.·. Domenico Vittorio Ripa Montesano.·. è nato in un'antica Famiglia con ininterrotti Tramandi Iniziatici e Massonici, giunti alla quarta generazione. Iniziato all’Arte Reale in giovanissima età, ha ricoperto ruoli apicali nell’Istituzione rivestendo prestigiosi crescenti incarichi, che lo hanno portato oltre un decennio fa a giungere al Grande Magistero. Attivo in numerosi Cenacoli Iniziatici Nazionali ed Internazionali, con l’unanime supporto dei Fratelli, Governa dalla sua Fondazione la Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. Scrittore, Saggista e relatore in numerosi convegni nazionali, è autore di molteplici pubblicazioni e studi esegetici sui Rituali della Massoneria degli A.·.L.·.A.·.M.·. . Cura la Collana "Quaderni di Loggia" per la Casa Editrice Gran Loggia Phoenix® da lui Diretta.

Facta non Verba

"FACTA NON VERBA" è la Divisa* della Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. ed esprime sintetizzandolo un aspetto fondamentale della Nostra Filosofia di Vita, che diviene un abito mentale da riverberare positivamente anche una volta usciti fuori dalle Colonne.


* E’ il Motto tracciato su un cartiglio. Nel Nostro Stemma Araldico in lettere Azzurre su nastro d’Oro, incorniciato e sorretto da due rami di Acacia. Esprime in maniera allegorica pensieri o sentenze, definite anche imprese araldiche. Nella Tradizione dell’aspilogia sono costituite di corpo (figura) e anima (parole).