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La Scarzuola – Montegabbione (TR)

In provincia di Terni, nelle vicinanze di Monte Gabbione, negli anni settanta l’architetto Tommaso Buzzi realizzò un giardino presso un convento francescano del 1200; tale giardino, La Scarzuola, è una metafora dell’esperienza della vita e del percorso esperienziale-sapienziale.

Tomaso Buzzi è personaggio eminente della cultura italiana; sul finire degli anni venti fonda la rivista Domus con Giò Ponti, dove scrive sino al 1937 e diviene così il maggiore architetto dell’alta borghesia e della nobiltà italiana. Lavora anche all’estero ed oltreoceano.

Alla sua morte, nel 1981, la proprietà passa al nipote Marco Solari che ne continua la costruzione, utilizzando i progetti lasciati dallo zio ed oggi è praticamente conclusa.

La Scarzuola, basata sul primo poema illustrato italiano, “Hypnerotomachia Poliphili”, altro non è che un viaggio iniziatico all’interno di noi stessi dove possiamo incontrare luoghi, a forma di scene teatrali, metafora della vita di tutti noi, insomma un viaggio nell’anima, attraverso il non luogo ideato dalla fertile mente del Buzzi.

È un viaggio nell’anima in cui il visitatore, concretamente, si perde tra scale e labirinti, mosaici, anfiteatri, templi, obelischi, bocche di draghi, un gigantesco busto di donna ed altro ancora.

Alla città si accede costeggiando un antro scavato nella roccia, luogo del famoso miracolo della fonte di San Francesco d’Assisi. Appaiono poi tre porte: la porta della Gloria Dei, che conduce alla chiesa ed al convento; quella della Mater Amoris, che svela il Vascello di Cupido; quella della Gloria Mundi, che riporta al punto di partenza. Dunque tre porte che simboleggiano, rispettivamente, il Divino, l’Amore, la pochezza delle cose materiali. Dopo averle superate, ecco la città-teatro di Buzzi, in tutta la sua bellezza… un caleidoscopio di originali costruzioni, coese in 7 scene teatrali differenti.

Si giunge all’Acropoli del Teatrum Mundi per poi arrivare al Teatro dell’Arnica, alla Torre del Tempo, al Tempio di Madre Terra con la sua Gigantessa, un grandioso busto di donna, coi seni scoperti, posto di guardia alla Porta della Scienza e della Tecnica ed alla Porta dell’Arte e della Fantasia.

Si prosegue per la Bocca della balena di Giona, la Torre della Meditazione e della Solitudine, la Porta dell’Amore con la sua scritta “Amor vincit omnia”, il tempietto di Flora e Pomona, il Teatro Acquatico, il Teatro di Ciparisso.

La Scarzuola è formata da costruzioni raggruppate in sette scene teatrali, metafora della vita di ciascuno.

Scavando il terreno di tufo all’interno del giardino è stato ricavato un anfiteatro modellando nella stessa pietra, sedili che accolgono il pubblico lungo sette scalinate, al centro di questo anfiteatro vi è un Labirinto ricreato in erba. Il richiamo della struttura è anche al noto V.I.T.R.I.O.L. alchemico; solo attraverso questo percorso identificato nella simbologia del labirinto con le sue difficoltà, l’uomo può aspirare a giungere alla Verità per conseguire la perfezione spirituale. Vedendo il labirinto dall’alto delle gradinate è facile giungere all’uscita, ma è attraversandolo nei suoi meandri che emergono le insidie per raggiungerla e proseguire il percorso.

Al centro del labirinto è collocata una colonnina, chi riesce a vincere diventa un uomo nuovo, trova nel suo centro l’occultam lapidem, simbolo di un lungo e difficile cammino intrapreso dall’Iniziato alla ricerca continua del centro.

Esso è un’allegoria, la strada della vita è un labirinto alla ricerca dell’uscita dal mondo superficiale e materiale, un risveglio alla continua ricerca della Luce dell’uscita, all’Illuminazione. Per la Massoneria, il labirinto è l’immagine della ricerca interiore; esso simboleggia la incessante ricerca della Verità che prevede un cammino lungo, difficoltoso e generalmente solitario; ricorda il Viaggio dell’Iniziazione Massonica.

Ad un lato dell’anfiteatro vi sono due torri, Le Torri del Sole e della Luna, che rappresentano rispettivamente Mida e Marzia, due figure mitologiche entrambi puniti dal dio Apollo per averlo sfidato.

Mida, il re dal tocco d’oro, rappresentato con le orecchie d’asino nascoste da un cappello frigio, che sfidò il tempo ed il suo dominio, importante riferimento all’Opera Alchemica nella trasmutazione della materia in oro e Marzia, il satiro che raccolse la canna con cui suonava Minerva e con la quale sfidò Apollo nel canto, ad entrambi questi miti si fa riferimento nelle Metamorfosi di Apuleio ove descrivono l’importanza nel Viaggio Iniziatico dell’umiltà e del silenzio.

Collocato tra le due torri troviamo il simbolo dell’infinito che rappresenta il girare e rigirare intorno a sé, finché non si coglie l’opportunità di cambiare. Tale simbolo è carico di significato anche per la Massoneria.

Tra le due torri vi è un mostro, un riferimento al Parco dei Mostri di Bomarzo ed anche al drago che spaventa Polifilo e lo spinge alla sua ricerca.

Di fronte, dalla parte opposta dell’anfiteatro, ad osservare tutto il percorso del labirinto, Buzzi ha scolpito un occhio, L’Occhio della Nave, come l’occhio di Polifemo, né destro né sinistro, che per alcuni riprende l’Occhio Massonico che tutto vede del G.A.D.U.

All’interno dell’occhio la pupilla contiene un’iride-specchio che ha la doppia funzione di richiamare il mito di Narciso ed il mito della nascita di Apollo e Diana, aiutati dalla dea Iride.

L’occhio inoltre è collocato in un’ansa di vaso con ai lati due manici a forma di orecchie. Tale configurazione ricorda il I grado del percorso Massonico, l’Apprendista che al principio del suo Cammino può solo osservare ed ascoltare. A rafforzare questa tesi vi è sul lato destro un incavo pieno di pietre grezze, simbolo del Lavoro che bisogna fare su sé stessi affinché queste pietre divengano cubiche, a conferma del Lavoro interiore di crescita che si è svolto.

Il passo successivo per l’Iniziato è trovare la via che dal Labirinto porta ad una costruzione, la Nave Sacra che lo porterà a solcare i mari della tempesta della vita, facendogliene cogliere il senso.

Per una scalinata si giunge al pittoresco Teatro dell’Arnia, con le pareti decorate di api, stelle e celle esagonali di alveare, simboli massonici che sono riportati anche nell’effigie del Buzzi, composta dalla sigla A T B, probabilmente la A sta a significare Architetto, da notare la T più grande rispetto alle altre due lettere ed uguale al Tau, ultima lettera dell’alfabeto ebraico che in alchimia è il geroglifico dell’atanor dove la materia si mortifica e si spiritualizza. Ai lati della T troviamo due festoni che richiamano i “Nodi d’Amore” massonici che compongono il Laccio d’Amore. Troviamo inoltre nell’effigie una riga, una squadra, un archipenzolo ed un compasso aperto, nelle lettere A e B sono ascose le due colonne del Tempio Massonico (J e B).

Più avanti ritroviamo il tema dell’Occhio Alato, una chiara correlazione con l’Occhio di Horus della simbologia egizia.

Nell’Acropoli, la parte più alta della città, alla quale si accede attraverso la Porta del Cielo, reperto archeologico proveniente dal Palazzo di Diocleziano a Spalato, troviamo la riproduzione di celebri monumenti dell’antichità classica: il Partenone di Atene, Il Pantheon ed il Tempio di Vesta di Roma, la Torre Campanaria di Mantova, la Torre dei Venti di Atene, l’Arco di Trionfo ed il Colosseo di Roma e la Piramide di Cristallo, la Torre di Babele.

Altro manufatto è la Torre del Tempo e dell’Angelo Custode carica di simboli ed un orologio che ha come quadrante la Spirale di Fibonacci, esso simboleggia il Tempo (per come lo segnano i nostri orologi immersi nella frenesia della quotidianità) ed il non-tempo o quello ciclico, eterno ed infinito fluire e rifluire, morire e rinascere.

Proseguendo troviamo la statua della Gigantessa o Grande Madre una donna dai grandi seni, feconda, senza gambe, braccia e testa, simboleggiante il cuore attivo e pulsante della terra, simbolo della Vergine Mercuriale Alchemica che ci introduce nel tempio di Eros ed ai lati ci sono la Porta della Scienza e della Tecnica e la Porta dell’Arte e della Fantasia, entrambe piene di Simboli Esoterici quali squadre, compassi, ecc.

La statua fa da polena posta sulla prua del vascello ed indica la via. Entrando a questo punto nella bocca della Balena di Giona simboleggiante il percorso dell’uomo che uccide il buio della propria ignoranza per rinascere come Uomo Nuovo rompendo le catene della vita materiale per abbracciare il suo Sé superiore, l’uomo ha superato prove difficili e ne esce trasformato.

Ci troviamo ora nel Grande Teatro Verde con dodici gradinate di chiaro rimando massonico con una torre mozza detta Torre della Solitudine e della Meditazione nella parte inferiore del giardino che doveva servire come simbolica cerniera di apertura di un compasso aperto a 90 gradi, angolo retto a rappresentare l’equilibrio tra Spirito e Materia.

Un viale colonnato, La Scala della Vita, ci porta dunque alla Porta dell’Amore sormontata da un cartiglio con la scritta “Amor vincit omnia” e ad un Tempietto Ottagonale in tufo dedicato a Flora, dea della Primavera ed a Pomona, dea degli orti e dei giardini, omaggio alle forze rigeneratrici della Natura.

Giungiamo nel Teatro Acquatico popolato da ninfee che racchiude il Ninfeo di Diana e Atteone o Ninfeo delle Ore per la presenza di 24 colonne. Esso ha la forma di una farfalla ed accanto alla vasca troviamo l’Organo Arboreo, un gruppo di cipressi che rappresentano le canne di un organo con ai piedi una grande Compasso Alato.

Troviamo infine il Tempio di Apollo che presenta al centro un cipresso colpito da un fulmine che per Buzzi rappresentava l’elemento più vicino a Dio essendo stato percorso da cielo a terra dalla folgore. Tale tempio è denominato anche Teatro di Ciparisso perché evoca il mito del giovane amato dal dio Apollo e da questi trasformato in cipresso.

Tutti gli edifici sono collegati da scale, passaggi, corridoi di raccordo ed il punto di inizio diventa il traguardo da raggiungere e viceversa.

La Scarzuola rappresenta un vero e proprio Viaggio Esoterico, i percorsi sono studiati minuziosamente e nulla è lasciato al caso, nel minimo dettaglio troviamo significati e riferimenti sconosciuti ai più ma che, se ben interpretati e studiati, possono rivelare un Viaggio Iniziatico all’interno di noi stessi per tendere alla perfezione spirituale.

  

Gran Maestro

Il Ser.·.mo Fr.·. Domenico Vittorio Ripa Montesano.·. è nato in un'antica Famiglia con ininterrotti Tramandi Iniziatici e Massonici, giunti alla quarta generazione. Iniziato all’Arte Reale in giovanissima età, ha ricoperto ruoli apicali nell’Istituzione rivestendo prestigiosi crescenti incarichi, che lo hanno portato oltre un decennio fa a giungere al Grande Magistero. Attivo in numerosi Cenacoli Iniziatici Nazionali ed Internazionali, con l’unanime supporto dei Fratelli, Governa dalla sua Fondazione la Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. Scrittore, Saggista e relatore in numerosi convegni nazionali, è autore di molteplici pubblicazioni e studi esegetici sui Rituali della Massoneria degli A.·.L.·.A.·.M.·. . Cura la Collana "Quaderni di Loggia" per la Casa Editrice Gran Loggia Phoenix® da lui Diretta.

Facta non Verba

"FACTA NON VERBA" è la Divisa* della Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. ed esprime sintetizzandolo un aspetto fondamentale della Nostra Filosofia di Vita, che diviene un abito mentale da riverberare positivamente anche una volta usciti fuori dalle Colonne.


* E’ il Motto tracciato su un cartiglio. Nel Nostro Stemma Araldico in lettere Azzurre su nastro d’Oro, incorniciato e sorretto da due rami di Acacia. Esprime in maniera allegorica pensieri o sentenze, definite anche imprese araldiche. Nella Tradizione dell’aspilogia sono costituite di corpo (figura) e anima (parole).