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Blog Itinerari Latomistici

LA CASA DELL’ALCHIMISTA

A Valdenogher, una frazione di Tambre (BL) troviamo un’elegante palazzina di tre piani conosciuta come Casa del ‘500 Palazzo dei Lissandri, a molti nota come la Casa dell’Alchimista.

L’edificio si compone di due plessi: quello sulla strada è di origine cinquecentesca, mentre quello sul retro, correlato con il primo e raggiungibile con un viottolo in salita, è ottocentesco ed è attualmente adibito a museo, inaugurato il 29 luglio 2006, con sala audio-video e punto informazioni.

Un palazzetto storico, d’impronta veneziana, per molti versi strano nella sua particolare architettura. All’avvio dei lavori di ristrutturazione gli esperti della Sovrintendenza ai Beni Architettonici furono subito catturati da alcuni aspetti particolari quali le bizzarre figure scolpite nella pietra degli architravi e degli archi, nelle mensole del tetto ed in altri elementi decorativi, la studiata ed attenta geometria numerica e cromatica della facciata.

Le origini del palazzo sono ancora sconosciute e le prime informazioni che si hanno risalgono al XVIII secolo, quando il palazzo fu acquistato da Alessandro Bortoluzzi, (i cui discendenti contribuirono alla denominazione di Palazzo dei Lissandri) che apportò sostanziali cambiamenti al manufatto donandogli l’aspetto attuale.

La leggenda vuole che un nobile Alchimista, condannato a morte ad Alessandria d’Egitto, aiutato dalla Serenissima riuscì a fuggire e ad approdare nell’Alpago di allora, lontano da tumulti e clamori, riuscendo a dedicarsi nella quiete del suo Laboratorio alla realizzazione dell’Opera Alchemica.

Inconsueta per gli stilemi classici, appare la facciata, arricchita da un apparato decorativo a bassorilievo su pietra del tutto singolare tanto che tali decorazioni sono state correttamente interpretate come evidente simbologia Alchemica.

Secondo un’articolata interpretazione in ottica ermetica, i tre piani della casa sono stati allestiti a rappresentare i tre stadi dell’Opera Alchemica. Così il piano terra, il cui colore dominante è il nero della fuliggine, simboleggiato dal corvo, è dedicato alla Nigredo, l’opera al nero, la dissoluzione della materia. Il piano intermedio è la Albedo, o opera al bianco, la purificazione e sublimazione della materia, la cui allegoria è la bianca colomba. Nel piano superiore è infine rappresentato l’ultimo stadio, l’opera al rosso, o Rubedo, la ricomposizione della materia, e ne è simbolo la Fenice che come nel mito, rinasce dalle sue ceneri. Ma 3 sono anche i principi che gli alchimisti chiamano rispettivamente Corpo, Spirito e Anima o ancora Sale, Mercurio e Zolfo

Il tutto sembrerebbe supportato anche da precisi riferimenti numerologici, che governano il significato numerico delle aperture ripartite sui tre piani e dei tre colori dell’Opera Alchemica: il bianco dell’intonaco, il rosso della pietra scolpita ed il nero della fuliggine che ricopre il porticato.

Inoltre, secondo altre interpretazioni, la facciata dell’edificio si presta perfettamente a corrispondere allo schema del quadrato magico palindromico, costituito a sua volta da nove quadrati più piccoli, cui prendono posto dei numeri da 1 a 9, con al centro il numero 5, simbolo numerico equivalente del microcosmo umano. La somma dei numeri, in qualsiasi direzione si faccia, compone il numero 15, il quale deve essere inteso come 1 + 5, ovvero 6, il che equivale simbolicamente al macrocosmo.

Osservando ancora la facciata: al piano terra abbiamo 3 archi, al primo piano 4 finestre, al secondo 5 finestre, in totale 12 aperture che potrebbero richiamare il ciclo completo dei 12 mesi dell’anno ed un riferimento allo zodiaco.

Anche le due colonne centrali del porticato del piano terra sono identificate nelle colonne Jachin e Boaz del Tempio di Salomone e indirizzano alla porta centrale, assurta a Porta Magica, come la futura Porta Magica di Piazza Vittorio a Roma, attraverso la quale il purificato entra nel recesso più interno del tempio.

Altro aspetto che si può rilevare è la combinazione di triangoli equilateri su determinati punti della facciata che darebbe luogo alla generazione ideale di uno dei più grandi simboli alchemici ed ermetici, ovvero il Sigillo di Salomone.

Secondo queste interpretazioni risulterebbe che questo misterioso Alchimista realizzò il suo Tempio, dove poter lavorare per realizzare l’Opera volta alla ricerca del rimedio che garantisse la salute fisica e spirituale dell’uomo.

Al piano terra, internamente vi sono quattro ambienti pavimentati in pietra ed in uno di questi vi sono tracce inequivocabili della passata presenza di un athanor, il forno nel quale gli alchimisti lavorano i metalli, per cercare di ottenere la Pietra Filosofale, in una sorta di fornace ove arde il Fuoco Segreto, per l’ottenimento della trasmutazione che lo potrebbero condurre al complesso conseguimento dell’Opera.

Le Sale del primo piano sono impreziosite da decorazioni pittoriche fungendo da sale di rappresentanza, come la cosiddetta “Sala Nuziale”.

Altra particolarità, che rende atipico il palazzo rispetto al contesto architettonico circostante, è la totale assenza di canne fumarie. Si adoperò l’accorgimento di praticare dei fori sopra le porte, per facilitare l’uscita dei fumi, il che, ovviamente, provocò nel tempo l’annerimento degli ambienti.

La facciata è sostenuta da tre grandi archi in pietra bianca le cui chiavi d’arco raffigurano i principi cardine dell’alchimia; i due archi laterali hanno scolpite coppie di serpenti, che incorniciando una foglia, si incrociano sormontandosi simmetricamente. I due serpenti rappresentano le forze opposte e complementari della natura riconciliate grazie al verde asse centrale e ci indicano la materia fluida, serpentina e vitale che gli alchimisti nei loro testi chiamano “duplice Mercurio” o Argento Vivo. L’alchimista lavora con queste forze segrete della natura che, come ofidi, sono misteriose, vitali ed hanno in sé un veleno che l’Ermetista trasforma in rimedio spagirico.

Nell’arco centrale la “chiave d’arco” ha una figura più complessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella prima stanza a sinistra all’interno di un magico cerchio formato da un serpente che si morde la coda, Ouroboros, in caratteri greci è scritto “en to pan” vale a dire “l’uno il tutto”.

La vita dell’alchimista nel corso dei secoli, ha sempre necessitato di luoghi appartati, lontano dai clamori e dalle curiosità profane. La ricerca dell’Opus mal si coniuga con il caos e con la controproducente visibilità, anche a causa delle tossiche esalazioni e dalle preoccupanti esplosioni che potrebbero innescarsi nel pernicioso lavoro con sostanze esalanti quali carbone, zolfo e salnitro.

Persecuzioni reiterate, strali dell’inquisizione e cupidigia di terzi, hanno sempre indotto gli alchimisti a celarsi agli occhi indiscreti, con la finalità di custodire e trasmettere i segreti dell’Opera da sempre destinata a pochi seguaci su di un cammino complesso ed irto di perigli e difficoltà.

L’allestimento museale ripropone con l’ausilio di videoproiezioni e supporti multimediali l’iter del Cammino Alchemico evidenziando stampe, incisioni e raffigurazioni raccolte nei secoli sull’antichissima arte ermetica.

Biografie, riproduzioni di antichi testi alchemici e supporti narrativi, descrivono in maniera divulgativa l’immenso ed affascinante universo dell’Arte Regia, dalle sue remote origini egizie fino ad oggi attraversando i periodi di fasti rinascimentali contrapposti alle tristi persecuzioni medioevali ed a seguire dell’inquisizione, passando per quel sottile filo d’oro che ancora oggi tesse armonizzandoli gli ultimo tasselli di questo Sapere Ermetico, ormai rivolto ad un numero sempre più ristretto di Alchimisti, che amorevolmente custodiscono la scintilla nella continua ed infaticabile ricerca.

 

www.museoalchimista.it

Indirizzo
Via XXIV Settembre – Località Valdenogher
32010 Tambre d’Alpago – Belluno

Info e prenotazioni
+39 340 8445323
info@museoalchimista.it

Gran Maestro

Il Ser.·.mo Fr.·. Domenico Vittorio Ripa Montesano.·. è nato in un'antica Famiglia con ininterrotti Tramandi Iniziatici e Massonici, giunti alla quarta generazione. Iniziato all’Arte Reale in giovanissima età, ha ricoperto ruoli apicali nell’Istituzione rivestendo prestigiosi crescenti incarichi, che lo hanno portato oltre un decennio fa a giungere al Grande Magistero. Attivo in numerosi Cenacoli Iniziatici Nazionali ed Internazionali, con l’unanime supporto dei Fratelli, Governa dalla sua Fondazione la Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. Scrittore, Saggista e relatore in numerosi convegni nazionali, è autore di molteplici pubblicazioni e studi esegetici sui Rituali della Massoneria degli A.·.L.·.A.·.M.·. . Cura la Collana "Quaderni di Loggia" per la Casa Editrice Gran Loggia Phoenix® da lui Diretta.

Facta non Verba

"FACTA NON VERBA" è la Divisa* della Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. ed esprime sintetizzandolo un aspetto fondamentale della Nostra Filosofia di Vita, che diviene un abito mentale da riverberare positivamente anche una volta usciti fuori dalle Colonne.


* E’ il Motto tracciato su un cartiglio. Nel Nostro Stemma Araldico in lettere Azzurre su nastro d’Oro, incorniciato e sorretto da due rami di Acacia. Esprime in maniera allegorica pensieri o sentenze, definite anche imprese araldiche. Nella Tradizione dell’aspilogia sono costituite di corpo (figura) e anima (parole).