Il Palazzo Pisani, sulle tracce di simboli e luoghi Iniziatici – Venezia
In una porzione dell’immaginario collettivo, la Venezia nel Settecento la si percepisce come una sorta di “casa di bambola”, popolata da damine e cicisbei che vagano ciarlieri nelle calli e nei campielli baruffando con grazia, con cadenze di memoria goldoniana. Un mondo elegante ed effimero, fatto di intrighi d’amore, pettegolezzi delle dame, vacanze in campagna oltre il dogado, dove il massimo dramma poteva apparire l’orlo di un vestito troppo lungo per essere ancora alla moda. Poi un giorno, secoli dopo, si riapre l’ala di un antico Palazzo, si scrostano muri offuscati dal tempo, affreschi, stucchi, e la prospettiva muta significativamente. Riemergono dalle memorie particolari di vite e di abitudini segrete, storie che erano state dimenticate: Logge Massoniche, Circoli Ermetici, decori che sono cifrari esoterici, echi e fermenti di rivoluzione.
A Venezia il 27 novembre 1772 il segretario del Senato, Pier Antonio Gratarol, poté fondare una Loggia di Liberi Muratori. Si chiamava l’Union ed ottenne la Patente numero 438 dalla Gran Loggia inglese dei Moderns. Come in quelle inglesi, anche gli aderenti veneziani appartenevano alle più diverse estrazioni sociali, molti nobili, borghesi ed ebrei. Celebri affiliati veneziani furono, tra gli altri, Carlo Goldoni (1707-1793), il cosmografo Francesco Griselini (1717-1787), Giacomo Casanova (1725-1798) e più di recente Hugo Pratt (1927-1995).
E’ proprio in questo fermento esoterico ed intellettuale che si inserisce con vigore la famiglia dei Pisani.
La famiglia dei Pisani Santo Stefano costituiva un importante ramo del casato Pisani del Banco, antica dinastia patrizia veneziana. Arricchitisi enormemente nel corso del Trecento grazie ai traffici commerciali e alle rendite immobiliari, nel Quattrocento divennero proprietari di un ampio feudo nella bassa padovana e nello stesso giro d’anni intrapresero anche la costruzione del grande palazzo veneziano di Campo Santo Stefano (l’attuale conservatorio “Benedetto Marcello”), che giunse a termine solo nel Settecento. E fu proprio quest’ultimo il secolo d’oro della famiglia, che arrivò a ricoprire le più alte cariche della Repubblica di Venezia.
Alvise Pisani (1664 – 1741) fu ambasciatore alla corte del Re Sole, il quale fu padrino di uno dei suoi figli, e venne poi eletto centoquattordicesimo Doge della Repubblica di Venezia nel 1735.
Quando sul finire del Cinquecento decretarono che la famiglia aveva diritto a una magione “affacciata” sul Canal Grande, comprarono diversi lotti e abbatterono altri edifici per costruire un palazzo che potesse rivaleggiare con quello dei grandi re d’Europa; come una vera reggia sarà anche la villa di famiglia a Stra, lungo il fiume Brenta. La gestazione di quel palazzo si protrasse, fra costruzioni e ristrutturazioni, per più di cento anni. Il cantiere principiò nel 1614, quando il nobile Alvise Pisani Senior decise di non rivolgersi ad un architetto per la progettazione, ma di seguire lui stesso tanto il progetto quanto i lavori, e poi continuò, con il susseguirsi delle generazioni, fino all’anno 1728, quando i lavori furono affidati all’illustre architetto, poeta e librettista il Conte Gerolamo Frigimelica Roberti, il quale operò il suo ingegno, così come ebbe modo di progettare anche la sontuosa Villa Pisani di Stra.
Un restauro recente del Palazzo sito nel sestiere di San Marco, affacciato sul rio del Santissimo, ha portato alla luce un affascinante “itinerario massonico” all’interno di quello che oggi è divenuto il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.
Per quasi un secolo quelle stanze, ricoperte da una mano di calce e da strati di polvere, sono stati i magazzini del Conservatorio: locali angusti in cui l’unico “tocco” artistico erano i graffiti lasciati dagli studenti qua e là per decorare muri coperti da scaffali di metallo grigio. Poi un’incredibile intuizione e una scoperta clamorosa: quei luoghi erano in realtà un appartamento di ben sette stanze fatto realizzare dal Doge Alvise Pisani, e nascondevano ben custodito un segreto. Erano il luogo di adunanza di una Loggia segreta e racchiudevano un vero e proprio Tempio Massonico. Il restauro, curato dall’architetto Enrico Bertolotti con la supervisione del Direttore del Conservatorio Benedetto Marcello, Maestro Franco Rossi, ha consentito ora di aprire tre delle stanze facenti parti dell’appartamento originale ed ha permesso di ospitare quindi il prestigioso Museo della Musica della città di Venezia, che riunisce strumenti e cimeli già presenti nella collezione del Conservatorio e della Fondazione Levi. Il museo ed il “Percorso Massonico” resteranno aperti al pubblico, per ora su prenotazione. Ma il prosieguo dei lavori di restauro promette per il futuro altre sorprese che potrebbero gettare nuova luce sulla vita e la politica dell’ultimo secolo della Repubblica.
Alla fine del Settecento, fu poi un altro Alvise Pisani a ristrutturare il tutto, creando una serie di vani più piccoli e di nuovi appartamenti. I restauri, hanno tolto via la polvere di secoli e anche qualche mano di calce data maldestramente qua e là, ridonando una realtà dall’ala di Alvise, misteriosa ed affascinante. Non certo un appartamento nuziale, ma qualcosa di più complesso e misterioso: un luogo dedicato alla Ritualità massonica ed alle riunioni di Loggia. Che i Pisani fossero Massoni, a Venezia lo si sapeva da sempre, ma fino ad ora non si era capito la profonda influenza che l’adesione alla Massoneria esercitò sulla famiglia. Nei primi anni del Settecento le associazioni dei “Liberi Muratori” erano molto presenti a Venezia come nel resto d’Europa, e lo stesso Goldoni più volte nelle sue commedie ne parlò con riferimenti espliciti .
L’ala nuova di Palazzo Pisani, costruita attorno al 1730, fu ornata e concepita come un itinerario massonico e sincretico, con una piccola cappella in cui, di fronte a un altare cristiano, c’era addirittura un abside decorato con i simboli del credo iniziatico: la Scala della Conoscenza, l’Albero della Vita, la Fontana della Sapienza, ed una sala di adunanza con quattro porte recanti le effigi dei quattro elementi dipinti (terra, acqua, aria e fuoco). Sui muri e sui soffitti, altri richiami espliciti all’iconografia massonica: allegorie della Giustizia e della Sapienza con in mano la spiga ed il melograno, i due frutti che simboleggiano l’unione dei Fratelli Muratori, uguali fra loro come i chicchi del melograno e del grano. Fuori dalla sala di adunanza si trovano due Colonne rimaste a vista e non inglobate nel muro, che con ottima probabilità principiavano il Percorso del vero e proprio “Tempio Massonico”, dove gli Iniziati celebravano i loro Riti misterici. La stanza oggi è spoglia e coperta da un controsoffitto più recente, che pare nasconda ancora, una volta decorata con stelle, che ricorda la volta stellata dei Nostri Templi Massonici.
Attraverso uno sguardo soprattutto rivolto ai Simboli, è possibile riscontrare negli stucchi di Palazzo Pisani alcuni elementi che ci portano a pensare nuovamente ad un riferimento alchemico e massonico che si esplica attraverso una serie di raffigurazioni inerenti al mito. Le illustrazioni rappresentano, in maniera progressiva le fasi dell’Opus. Queste ultime diventano simboli il cui compito è di celare messaggi Ermetici rivolti ai soli Iniziati e allo stesso tempo di manifestare, in maniera pur sempre da interpretare, quale fosse l’indirizzo sapienziale del committente. Anche gli stucchi rappresentano iconograficamente azioni mitologiche, ma sono intrisi di particolari richiami al mondo Alchemico, Ermetico e Massonico. Le stanze dell’ammezzato di Palazzo Pisani rappresentano un itinerario mitologico nel quale si alternano varie divinità, tra cui Giove, Giunone, Vulcano (il fabbro degli dèi), Mercurio emblema dei processi di trasmutazione dei metalli, Marte e Apollo. Quest’ultimo, collocato al centro delle decorazioni, dal punto di vista della simbologia alchemica, rappresenta l’oro filosofale, ovvero il raggiungimento della trasmutazione metallica, coronata dall’ottenimento della Pietra Filosofale e dell’Elisir Celeste. Secondo la mitologia, Apollo era figlio di Giove e Latona. I Filosofi chimici invece lo rapportano al Sole o principale fattore agente della loro Opera, così come prendono la Luna per la femmina o parte paziente. Ecco perché essi spiegano ed applicano alle operazioni dell’Arte tutte le cose che la favola ci racconta di Apollo e dei suoi figli Orfeo, Imeneo, e Ialemo avuti da Calliope; Delfo avuto da Acallide; Corono avuto da Crisarte; Lino da Tersicore; Esculapio da Coronide. Tutti questi Figli di Apollo simbolizzano in realtà gli ottenimenti e risultati corrispondenti alle varie lavorazioni del Mercurio Filosofale che come un camaleonte prende, nel corso dell’Opera, i più svariati aspetti e colori. Nella Tradizione ermetico-alchemica colui che beve l’Elisir partecipa del Re celeste (il Sole-Apollo), ne è impregnato, trasformato, ricevendo ispirazioni dall’Alto e varie potenzialità operative. Lo Studio di questo influsso, la captazione e l’uso dell’energia dei raggi solari costituivano il campo di insegnamento dei collegi sacerdotali dell’antichità e dei Misteri greci ed egizi. Tutto questo pone l’Alchimia all’interno della Tradizione Solare che è la Tradizione Primordiale dell’umanità. Secondo gli insegnamenti di questa Tradizione, il sole visibile apporta non solo energia, calore e luce naturali, ma anche i doni del Sole invisibile. Ecco perché Helios-Apollo è il più bello dei corpi celesti ed è il “Signore del mondo”, primo dio nell’ordine visibile e “cuore del mondo”, occhio di Ra per gli egizi, “ombra luminosa” dello stesso Dio, secondo le parole di Marsilio Ficino che compara le attività del Sole a quelle di Dio, essendone il riflesso e il Vicario visibile. Concludiamo questa breve digressione su Helios-Apollo, citando il pensiero dell’ermetista Heinrich Nollius[1], secondo cui “nel sole è racchiuso un balsamo eccellente ed incorruttibile, il cui principio, una volta estratto e applicato ad un balsamo materiale, diventa la MEDICINA UNIVERSALE”.
Ritornando alla descrizione delle illustrazioni astrologiche e mitologiche delle stanze del Palazzo Pisani, riscontriamo anche l’alternarsi delle stagioni, che più di ogni altro fenomeno riflette la scansione del giorno sulla quale si proietta anche il motivo fortemente simbolico del contrasto Luce-ombra. Ogni divinità è legata, secondo il linguaggio ermetico, ad un metallo; elemento importante per non dimenticare che l’alchimia dal punto di vista pratico è legata anche all’arte della trasmutazione dei metalli. Un altro aspetto fondamentale è la correlazione tra Astrologia ed Alchimia, l’intero processo alchemico doveva svolgersi in periodi stabiliti e sotto precise costellazioni: questo legame nella prima delle stanze dell’ammezzato di Palazzo Pisani è messo in luce dalle decorazioni che circondano il medaglione centrale di Apollo, raffiguranti il sistema dello zodiaco e le quattro stagioni. Le costellazioni servivano agli uomini per associare le dodici parti in cui suddividevano il ciclo apparente del sole attorno alla terra e alle trasformazioni che la natura subisce nel corso di un anno. Le dodici principali operazioni della Grande Opera si sviluppano in corrispondenza dei dodici segni dello zodiaco, o meglio, quando il sole per prospettiva torna, a causa del moto della terra, in ciascuno di questi settori zodiacali.
Anche gli affreschi che ornano il soffitto della Cappella della Madonna del Rosario, che si trova al piano nobile di Palazzo Pisani, restaurato intorno al 1717, mettono in luce una particolare simbologia di origine biblica, alchemico-massonica e mitologica. Quest’ultima a livello iconologico, se pur senza dubbio legata alla simbologia Mariana, si presta a una possibile interpretazione che evidenzia tutti gli elementi delle società iniziatiche.
1] Heinrich Nollius, Naturae sanctuarium, quod est Physica Hermetica…, Francoforte, 1619.
Palazzo Pisani
Sestiere San Polo, 2766, Venezia, Italia
Telefono: 041 520 5227