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Blog Itinerari Latomistici

Vestigia Templari in Puglia – Trani

La chiesa di Ognissanti, o dei Templari, è una chiesa romanica di Trani del XII secolo situata sulla riva del porto. La chiesa è anche detta “del Purgatorio”.

La veduta absidale è affacciata sul porto di Trani e le tre porte d’ingresso, ciascuna corrispondente ad ognuna delle navate interne della chiesa, sono rettangolari e sui loro architravi si trovano delle lunette semicircolari finemente decorate.

Il portale principale, è sormontato da una lunetta nella quale sono presenti due formelle rappresentanti l’Annunciazione con presenti l’Arcangelo Gabriele e la Vergine. Affiancano il portale due semicolonne decorate, sormontate semicapitelli decorati. In essi tra foglie d’acanto sono presenti  due angeli, che recano in una mano lo scettro e nell’altra un globo crociato.

Nel semicapitello destro uno dei due angeli, forse l’Arcangelo Michele, sporge lo scettro verso il centro, dove viene addentato da un dragone: lo sormonta un volto umano con barba e baffi, probabile rappresentazione del Baphomet dei Templari.

L’interno della chiesa di Ognissanti è privo di transetto ed è suddiviso in tre navate separate da sei colonne di marmo d’Africa con capitelli di tipo corinzio composito, su cui poggiano arcate a doppia ghiera.

All’esterno l’abside centrale spicca per le sue decorazioni con figure animali fantastiche, che in un certo senso ricordano le gargolle delle chiese gotiche: leoni stilofori, grifi che artigliano le loro prede, una sfinge ed un essere mostruoso dal corpo a squame. Nella decorazione sulla parte inferiore della finestra sono presenti  alcuni simboli interessanti:  una specie di monogramma, formato da una Tau sovrapposta ad una “A” in cui il trattino centrale è costituito da una cuspide verso il basso (spesso associata ad alcuni SATOR Templari), dove una coppia di “A” col trattino dritto è presente insieme ad un’altra avente il trattino in forma di cuspide. Subito dopo compare il simbolo del Nodo dell’Apocalisse. Conclude la serie una specie di nodo o intreccio di ispirazione celtica.

La prima testimonianza della presenza a Trani dei cavalieri rossocrociati ci viene offerta dal Diacono Amando, futuro Vescovo di Bisceglie, il quale nella sua Historia Traslationis Sancti Nicolai Peregrini” , riferendo sul fatto portentoso, che nel corso della cerimonia di traslazione del corpo del Santo, in un cielo completamente terso, si erano all’improvviso levate dalla Cattedrale due colonne di nuvole, asserisce che a tale processione erano presenti anche i Cavalieri del Tempio.

Dalle antiche carte risulta che i Templari dimoravano poco lontano dalla città: in effetti nel 1143 Trani aveva una cinta muraria, che lasciava “extra-moenia” tutta la parte nord-occidentale del porto e quindi anche la chiesa di Ognissanti che, con i corpi di fabbrica che la circondano, costitutiva l’antico Ospedale ed Abbazia, che ospitava i “Poveri Cavalieri di Cristo”. Il tutto ci viene confermato da una lapide murata in prossimità dell’accesso secondario destro del Tempio, contenente la seguente iscrizione:


“Hic Requiescit Costantinus Abbas Et Medicus Orate Pro Anima Eius”.
Qui riposa Costantino, abate e medico, pregate per l’anima sua

 

 

Costantino, un Templare appartenente alla classe dei canonici, Medico e Abate-Rettore della “Domus” tranese.

L’appartenenza della chiesa di Ognissanti all’Ordine Templare è attestata inoltre da una serie di numerosi documenti: l’Abbazia di “Omnium Sanctorum de Trani” è ricordata, infatti, nel testamento datato 6 luglio 1170 del notaio ravellese Orso Rogadeo, che dona a questo Tempio alcuni beni; ed ancora in un documento del 1158 dove Giovanni de Pagani, protettore dei Templari, consente alla donazione di un tale Boemondo, barone delle Puglie, a favore dell’Ordine, di alcuni suoi beni posseduti in Trani. Nel 1191 Abelardo de Pagani, figlio di Giovanni, dà il consenso per la concessione di una sepoltura al Giudice Lucifero in una chiesa di Trani, che viene indicata come “Grancia dei Cavalieri del Tempio”. Tale chiesa è forse da identificare con quella di San Giovanni, alla quale Alferada, vedova di Ruggiero “de sir Sommaro” offriva il 28 settembre 1295 alcuni beni.

Altro documento a noi pervenuto è del 1196 e fa riferimento ad un certo Alferius, praeceptor della domus tranese; ed ancora un documento del 1213, che attesta l’avvenuto consesso presso la domus praeceptoria dei Cavalieri del Tempio di Trani del Capitolo Apulia-Terra di Lavoro, presieduto da Pietro di Ays, Magister provinciale.

L’Ordine dei Templari ebbe la Chiesa di Ognissanti sin dal tempo di Ruggero II il Normanno (re di Sicilia) e la mantenne sino alla soppressione dell’Ordine avvenuta nel 1312 ad opera di Papa Clemente V con le Bolle “Vox Clamantis In Excelso” (22 Marzo) e “Ad Provvidam” (2 maggio). Le persecuzioni contro l’Ordine erano iniziate già nel 1307 con i primi processi dell’inquisizione, ma fu nel 1312 che le cose precipitarono vertiginosamente, fino alla drammatica caduta e al rogo, su cui nel 1314 arse l’ultimo Gran Maestro del Tempio, Jacques de Molay. Infatti, in una lettera datata 12 Agosto 1308 inviata da Pontiers, Clemente V si rivolge agli arcivescovi di Napoli e Brindisi, al Vescovo di Avellino; ad Arnuldo Bataille, Arcivescovo di Natzamia; al Maestro Berengario de Olargis, canonico narbonensis, e a Giacomo Carapelle, canonico di S.Maria Maggiore “de Urbe” ed ordina loro di recarsi nelle città, nelle diocesi e nelle province di Trani, Sorrento, Capua, Cosenza, Reggio, Napoli, Bari, Acheronte, Brindisi, Salerno, Benevento, Consana, S.Severina, Taranto, Siponto, Otranto, Rossano, Amalfi e svolgervi con diligenza l’inchiesta “circa apostasiae salus, detestabile ydrolatiae vitium, execrabile facimus sodomorum et haeres varias de quibus accusabantur magister et fratres militiae templi”.

Negli anni immediatamente successivi allo scioglimento dell’Ordine tutti i beni immobili dei Templari vennero ceduti ad altri Ordini Religiosi e tra questi particolarmente privilegiati furono i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme (Gerosolimitani) e i Cavalieri Teutonici. È datata – Vienne, 2 maggio 1312 – una lettera in cui Clemente V affida a Leonardo, arcivescovo di Siponto, ai vescovi di Termoli e di Civitate, ad Oddone, arcivescovo di Trani; al Vescovo di Melfi e al vescovo di Monopoli; a Landulfo, arcivescovo di Bari; a Bartolomeo, arcivescovo di Brindisi e al vescovo di Canne, l’esecuzione del passaggio dei beni Templari all’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme.

Ancora, in una lettera datata 1 dicembre 1318, Giovanni XXII incarica l’Arciprete della Cattedrale di Trani, nonché il Priore dei Frati Predicatori ed il Guardiano dei Frati Minori di moderare l’assegnazione effettuata da alcuni Vescovi, dei beni già Templari ai Gerosolimitani, in modo che il superfluo venga utilizzato per la Terrasanta.

Da questi documenti si evince che i beni dell’Ordine Templare della Diocesi tranese siano passati ai Gerosolimitani, che proprio a Trani, al di là del bacino del porto, verso Oriente, avevano un loro Monastero di San Giovanni della Penna con annessa domus hospitalis.

Successivamente, come attesta il Beltrani attingendo la notizia da un documento datato 15 Gennaio 1524, il patronato della chiesa fu posseduto dalle famiglie: de Justis, Castaldi, Rogadeo, Achonzaico, dalle quali tornò in seguito ai Lambertini. Una conferma inconfutabile di tale circostanza è costituita dagli stemmi in bassorilievo, scolpiti sull’architrave di accesso alla sacrestia.
Scarse e poco attendibili sono le notizie sulla chiesa di Ognissanti nei secoli XVII e XVIII. Nel 1832, in seguito alla demolizione dell’antica chiesa dell’Annunziata (Piazza Longobardi), ne ospitò l’omonima Confraternita. Nel 1872 fu chiuso il vicoletto che costeggiando la chiesa portava direttamente al mare. Eretta parrocchia nel 1940, la chiesa “vulgo” denominata anche del Purgatorio, ha cessato di esserlo nel 1975. È stata sede, negli anni Ottanta, del Terz’Ordine Francescano.

Due sono le curiosità principali legate alla Chiesa di Ognissanti:

La prima riguarda i Crociati: fu in questa chiesa che i cavalieri normanni in partenza per la Prima Crociata, guidati da Boemondo d’Altavilla, prestarono giuramento prima di salpare per l’Oriente.

La seconda riguarda i riferimenti astronomici e numerici dati dalla posizione del complesso religioso: l’asse della chiesa indica il punto dove sorse il sole il 1 novembre del 1100, giorno di tutti i santi, da cui il nome della chiesa e non solo: quando il sole sorge agli equinozi, cioè il 21 Marzo ed il 23 Settembre, esegue una traiettoria che parte dal finestrone dell’abside maggiore ed attraverso la prima e la seconda colonna a destra va a colpire una semicolonna del portico sul cui capitello spicca il simbolo egizio della dea Iside. Invece quando il sole sorge nel solstizio d’inverno, il 23 Dicembre, il suo raggio attraversa la prima e la seconda colonna a sinistra e va a colpire il pilastro cruciforme nel portico.

Inoltre un altro preciso riferimento alla cultura egizia viene fornito dall’utilizzo di angoli particolari di 37° e 74°. Il numero “111” o le sue parti (come, appunto, 37 e 74) fu utilizzato dagli architetti egizi per la costruzione delle piramidi. Questo numero specifico, letto come “uno-uno-uno”, rappresentava non già una trinità divina, ma l’unico Dio in compagnia delle creazioni duali, il bene ed il male. Il richiamo al “111” sembrerebbe essere confermato anche dalla particolare dedicazione della chiesa, appunto Ognissanti, che si festeggia il primo Novembre, 1/11.

Altro riferimento importante è dato dal rapporto aureo, il numero della vita, già presente presso gli antichi Greci ma ritrovato anche nell’Egitto del 4000 a.C. Il numero d’oro vale 1,618, ed in questa chiesa tale è il rapporto tra la larghezza della navata centrale e la lunghezza della prima e seconda campata. Il rapporto aureo era ritenuto fondamentale in tutte le costruzioni sacre o almeno importanti, in quanto attraverso di esso si giungeva la proporzione voluta che assicurava armonia all’intera costruzione. Sembra, quindi, che niente sia sorto per caso e che l’intera costruzione racchiuda nelle sue pietre una conoscenza antichissima tramandata per millenni di generazione in generazione.

 

Gran Maestro

Il Ser.·.mo Fr.·. Domenico Vittorio Ripa Montesano.·. è nato in un'antica Famiglia con ininterrotti Tramandi Iniziatici e Massonici, giunti alla quarta generazione. Iniziato all’Arte Reale in giovanissima età, ha ricoperto ruoli apicali nell’Istituzione rivestendo prestigiosi crescenti incarichi, che lo hanno portato oltre un decennio fa a giungere al Grande Magistero. Attivo in numerosi Cenacoli Iniziatici Nazionali ed Internazionali, con l’unanime supporto dei Fratelli, Governa dalla sua Fondazione la Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. Scrittore, Saggista e relatore in numerosi convegni nazionali, è autore di molteplici pubblicazioni e studi esegetici sui Rituali della Massoneria degli A.·.L.·.A.·.M.·. . Cura la Collana "Quaderni di Loggia" per la Casa Editrice Gran Loggia Phoenix® da lui Diretta.

Facta non Verba

"FACTA NON VERBA" è la Divisa* della Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. ed esprime sintetizzandolo un aspetto fondamentale della Nostra Filosofia di Vita, che diviene un abito mentale da riverberare positivamente anche una volta usciti fuori dalle Colonne.


* E’ il Motto tracciato su un cartiglio. Nel Nostro Stemma Araldico in lettere Azzurre su nastro d’Oro, incorniciato e sorretto da due rami di Acacia. Esprime in maniera allegorica pensieri o sentenze, definite anche imprese araldiche. Nella Tradizione dell’aspilogia sono costituite di corpo (figura) e anima (parole).