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Mito e Simbolismo del Labirinto di Lucca

La Cattedrale di San Martino a Lucca venne eretta nel 1070 per volere di Papa Alessandro II (al secolo Anselmo da Baggio, pontefice dal 1061 al 1073) e di Matilde di Canossa (1046-1115), al posto di una chiesa più antica, risalente al VI secolo.

Delle strutture originarie in stile romanico, è giunta sino a noi la facciata, dovuta alla valenza artistica dei “Maestri Comacini” Guido e Guidetto, che la completarono nel XIII secolo.

Questa struttura ospita interessanti capolavori ed ha alcune particolarità uniche, legate all’esoterismo e alla spiritualità medievale.

La Cattedrale occupa, rispetto alla pianta della Città di Lucca, una posizione che ricalca quella del Tempio di Re Salomone rispetto alla pianta di Gerusalemme: infatti San Martino è situata all’estremità del quadrante sud-orientale della Lucca romana, parimenti al Tempio di Re Salomone che si trovava nella stessa posizione rispetto a Gerusalemme (1).

Oltre numerosi simboli rappresentativi dei percorsi Templari, Alchemici e Massonici, sulla facciata del Duomo, sotto l’arcata più piccola, è presente una mattonella con scolpito un Labirinto con questa iscrizione al lato:

“Hic quem / creticus / edit deda /lus est / laberint / hus ded(U) / O nullu /s vader / e quivit / qui fuit / intus / ni these / us grat / is adrian / e stami /’ne iutus”

“Questo è il labirinto costruito da Dedalo di Creta dal quale nessuno entratovi poté uscire salvo Teseo grazie al filo di Arianna”.

 Nel periodo di costruzione della Cattedrale in città prosperavano numerosi “Ospitali” tenuti dai Cavalieri del Tau di Altopascio, dai Giovanniti e dai Templari.
Questi ultimi possedevano anche una “Domus” dedicata a San Pietro, di cui non è sopravvissuto nulla, situata presso quella che ancora oggi si chiama “piazza della Magione”.

Il Labirinto è un simbolo che ricorre con  frequenza nella storia dell’umanità: è presente in culture, miti e religioni le  più disparate, ma anche nell’arte e nella filosofia.

E’ un simbolo misterioso, non è un elemento decorativo, ha un significato, ha una valenza sacra e lo ritroviamo spesso in Italia e nel mondo nelle chiese romaniche ma anche gotiche come ad esempio, tra i più noti, a Chartres e a Reims in Francia.

 

 

Nel diciottesimo secolo ne vennero distrutti molti, in quel momento storico si consideravano senza senso, senza significato.

Il Labirinto di Lucca risale al 13° sec., troviamo armonia nel disegno, ha una sola entrata e nessuna uscita, sembra che tutto attiri verso il centro, che quella sia l’uscita, o che il centro permetta l’accesso ad un luogo misterioso, è un dedalo “unicursale” dove, se si vuole uscire, basta tornare indietro e ripercorrere la medesima via perché non ve ne sono altre.

Esso è un’allegoria, dell’entrata, del rischio, del superare gli ostacoli, per avere la possibilità di raggiungere qualcosa, il centro.

La sua collocazione all’entrata della cattedrale, potrebbe indicare un percorso simbolico, interiore, da effettuare prima di varcare la soglia e passare da un mondo “profano” ad uno più spiritualmente elevato; la strada della vita è un labirinto  alla ricerca dell’uscita dal mondo superficiale e materiale, un risveglio alla continua ricerca della luce dell’uscita, all’Illuminazione.

Il Labirinto ci stimola a penetrare nella coltre del passato, come a indicarci una strada che è già tracciata e che sta a noi percorrere senza perderci, consapevoli che esiste un’andata e un ritorno, un ciclo ordinato che porti all’omphalos, al Centro Sacro.

Il Labirinto è citato nella Bibbia a proposito del Labirinto che si trovava nel cortile del Tempio di Salomone ed è citato  inoltre nel Manoscritto Alchemico Greco di S. Marco:

“Hai tu inteso parlare straniero, di un labirinto del quale  Salomone formò il progetto nel suo spirito e che fece costruire con delle pietre assemblate in forma circolare? Vedendo i suoi mille circuiti, dall’interno all’esterno, le sue strade sferiche, che ritornano in circolo, di qua e di là, su esse stesse, apprendi il corso circolare della vita, le curve a gomito dei suoi percorsi bruscamente ripiegati” (2)

Spesso nelle cattedrali medioevali, la sequenza di cerchi concentrici che costituiscono il percorso è interrotta in alcuni punti da sbarramenti detti Nodi di Salomone che simboleggiano, nella loro valenza originaria, l’unione profonda dell’uomo con la sfera del divino.

Questi nodi li ritroviamo anche sulle colonne annodate presenti nella Cattedrale di Lucca: furono i Maestri Comacini a realizzarlo e collocarlo qui? C’è un legame tra la presenza delle colonne annodate in facciata e il labirinto?  Guidetto da Como, Maestro Comacino, firmò la facciata di san Martino ed è raffigurato  proprio sulla facciata della Cattedrale con una pergamena in mano datata 1204.

I Maestri Comacini furono i precursori della Massoneria Operativa, ispirata a principi di Fratellanza e Unione, dei quali la colonna ofitica, recante il nodo di re Salomone, presente in Lucca anche in San Michele e in San Frediano, potrebbe essere uno dei simboli, un filo conduttore per i quali forse il nodo poteva rappresentare un segno di riconoscimento di una determinata famiglia di costruttori o la materializzazione di un legame spirituale di fratellanza e unione che ritroviamo nell’iconografia massonica.

Il labirinto ci stimola a penetrare nella coltre del passato, come a indicarci una strada che è già tracciata e che sta a noi percorrere senza perderci, consapevoli che esiste un’andata e un ritorno, un ciclo ordinato che porti al Centro. (3)

L’atto di entrare nella cattedrale di San Martino ricorda l’entrata nella caverna cosmica descritta da Porfirio: l’arcata destra è stata realizzata più piccola rispetto alle altre e sopra di essa si vede una scultura di un uomo con una tromba : l’iniziato, che comprende il messaggio, percepisce che la via giusta è quella dell’arcata destra dove è situato il  Labirinto (4).

Quindi i Maestri Comacini, i Costruttori di Cattedrali, vollero probabilmente lasciare questo messaggio e simbolo laico del Labirinto, mascherato da una possibile interpretazione  cattolica, a Lucca, centro nodale della Via Francigena per i pellegrini diretti a Roma e meta essa stessa di pellegrinaggio per la presenza del Volto Santo; testimone di questa volontà sarebbe  proprio la  iscrizione laica  che è a lato del Labirinto, ma che ne fa parte integrale.

Per la Massoneria, il labirinto è l’immagine della ricerca interiore; esso simboleggia la incessante ricerca della Verità che prevede un cammino lungo, difficoltoso e generalmente solitario; ricorda il Viaggio dell’Iniziazione Massonica.

Osserviamo inoltre che nel Labirinto predominano le linee verticali ed orizzontali che possono ricordare la Perpendicolare e la Livella Massonica, ma anche la croce che, prima ancora del simbolismo cristiano, rappresentava l’Universo con i quattro punti cardinali; la croce inoltre, nelle sue linee orizzontale e verticale, ricorda l’unione tra mondo terrestre (il piano orizzontale) e celeste (verticale, ascensionale) e ancora  il dualismo vita e morte, maschile e femminile, umano e divino, statico ed attivo, opposti che in essa diventano complementari, armonici nel punto di fusione che è il centro.

 

1) G. Pavat et al,  “In cammino…Fino all’ultimo labirinto”, Ed.Youcanprint, 2013
2) Manoscritto alchemico greco di S.Marco, trad.Ch.-Em. Ruelle, 1887
3) M.Uberti “ Lucca e il Labirinto, i Simboli e le Colonne Annodate del Duomo”
4) Fulcanelli,  “ Il Mistero delle Cattedrali  e l’interpretazione esoterica dei simboli ermetici della  Grande Opera”  Ed. Mediterranee,ristampa 2001

Gran Maestro

Il Ser.·.mo Fr.·. Domenico Vittorio Ripa Montesano.·. è nato in un'antica Famiglia con ininterrotti Tramandi Iniziatici e Massonici, giunti alla quarta generazione. Iniziato all’Arte Reale in giovanissima età, ha ricoperto ruoli apicali nell’Istituzione rivestendo prestigiosi crescenti incarichi, che lo hanno portato oltre un decennio fa a giungere al Grande Magistero. Attivo in numerosi Cenacoli Iniziatici Nazionali ed Internazionali, con l’unanime supporto dei Fratelli, Governa dalla sua Fondazione la Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. Scrittore, Saggista e relatore in numerosi convegni nazionali, è autore di molteplici pubblicazioni e studi esegetici sui Rituali della Massoneria degli A.·.L.·.A.·.M.·. . Cura la Collana "Quaderni di Loggia" per la Casa Editrice Gran Loggia Phoenix® da lui Diretta.

Facta non Verba

"FACTA NON VERBA" è la Divisa* della Gran Loggia Phoenix degli A.·.L.·.A.·.M.·. ed esprime sintetizzandolo un aspetto fondamentale della Nostra Filosofia di Vita, che diviene un abito mentale da riverberare positivamente anche una volta usciti fuori dalle Colonne.


* E’ il Motto tracciato su un cartiglio. Nel Nostro Stemma Araldico in lettere Azzurre su nastro d’Oro, incorniciato e sorretto da due rami di Acacia. Esprime in maniera allegorica pensieri o sentenze, definite anche imprese araldiche. Nella Tradizione dell’aspilogia sono costituite di corpo (figura) e anima (parole).